Abusò di oltre 200 bambini di età compresa tra i 6 mesi e 12 anni: la storia del pedofilo ucciso a coltellate dagli altri detenuti in carcere
Non c’è mai abbastanza giustizia quando le vittime sono dei bambini: innocenti, impauriti, indifesi, hanno il diritto di vivere la loro vita in estrema serenità. Nessuno dovrebbe fare mai loro del male. Purtroppo però, non è sempre così: spesso sono vittime di abusi, violenze fisiche.
Richard Huckle, uno dei peggiori pedofili della storia britannica, è stato accoltellato a morte in carcere, probabilmente da altri detenuti. Il corpo senza vita del 33enne ex fotografo di Ashford nel Kent, era stato trovato nella sua cella nella prigione di Full Sutton, dove stava scontando i 22 ergastoli ricevuti nel 2016.
Huckle era stato condannato per avere abusato sessualmente in Asia di quasi 200 bambini di un’età compresa tra i sei mesi e i 12 anni, in un periodo che va dal 2006 al 2014.
Chi è Richard Huckle?
E’ stato un criminale britannico, considerato il peggiore pedofilo e maniaco sessuale del suo Paese.
Huckle nacque in una famiglia borghese di ceto medio ad Ashford, Kent, il 14 maggio 1986. Nel periodo in cui frequentò la Harvey Grammar School di Folkestone, i suoi amici lo descrissero come un ragazzo solitario, ma non fuori dalla norma.
Era membro di una chiesa di Londra, che ha continuato a frequentare fino al momento del suo arresto nel gennaio 2015.
In un diario custodito da Huckle, ci sono frasi che fanno rabbrividire e una giornalista americana, Munro, ne ha divulgato il contenuto:
“Ha scritto un manuale per spiegare agli altri pedofili come farlo loro stessi” scrive Munro “si vantava addirittura di quanto fosse facile, per un uomo bianco del suo status, guadagnarsi la fiducia delle comunità più povere e vulnerabili, entrare nelle loro vite e case e abusare dei loro figli, piuttosto che sedurre i bambini delle classi sociali medie”.
Munro scrisse che in Malesia il pedofilo soleva mascherarsi da devoto cristiano e insegnante di inglese, garantendosi così l’accesso ai bambini tramite chiese, scuole e orfanotrofi. È stato rivelato che, mentre era in India, persuase un pastore a invitarlo in un orfanotrofio a Bangalore per scattare foto e fare video con i bambini, fingendosi un insegnante. Spesso usava come pretesto una gita, oppure si offriva di portarli a casa sua per il giorno del loro compleanno. Somministrava ai bambini alcol e droghe, poi abusava di loro e condivideva le proprie azioni con altri pedofili all’interno del dark web.
A detta di Huckle a nessuno importava la fine di quei bambini. “Ho fatto bingo, una bambina di 3 anni mi è fedele come il mio cane e a nessuno sembra importare“. Il giornalista Malese Mahi Ramakrishnan, che nel 2016 ha avuto modo di conoscere alcune delle vittime di Huckle, ha rivelato che a una bambina, dopo aver raccontato lo stupro alla famiglia, era stato detto di tenere la bocca chiusa.
Huckle aveva persino parlato di sposare una delle sue giovani vittime in modo da poter creare una casa adottiva e abusare di “un ciclo di bambini” che sarebbero passati attraverso la sua casa e avrebbero trasformato la creazione di materiale pedopornografico in un lavoro a tempo pieno.
Dopo l’arresto e il processo, scrisse una lettera di pentimento:
«Capisco davvero e riconosco la vera entità del danno che ho causato alla comunità malese. Avevo sperato di sfuggire da questa vita mondana di solitudine nel Regno Unito, ma sono stato sopraffatto dall’attenzione che ho ricevuto in Malesia. Ho completamente frainteso gli affetti che ho ricevuto da questi bambini. La mia scarsa autostima e la mancanza di fiducia nelle donne non erano una scusa per usare questi bambini come sfogo. Sono aperto e desideroso di riabilitarmi da questo comportamento offensivo. Non voglio diventare un martire del turismo sessuale in Malesia. Tutto ciò che ho fatto è la conseguenza della mia immaturità e sono veramente dispiaciuto».
Gli altri detenuti non hanno mai accettato la presenza di questo mostro in carcere: Richard Huckle viene trovato strangolato e accoltellato e ad ucciderlo sono stati i compagni di cella per le atrocità commesse.