Secondo alcuni calcoli, saranno circa 400.000 le persone che perderanno il sussidio poichè non si sono preoccupati di rivolgersi ai centri d’impiego come pattuito.
Complice l’emergenza coronavirus ed il conseguente lockdown, erano stati allentati gli obblighi di quanti stessero percependo il sussidio: in altre parole non erano tenuti a recarsi ai centri per l’impiego. Una decisione presa in piena calamità sanitaria che aveva lo scopo di evitare il diffondersi della pandemia. Da quando il lockdown è cessato, molti dei detentori del reddito di cittadinanza, hanno rifiutato impieghi e talvolta non si sono per nulla preoccupati di rivolgersi ai centri d’impiego per verificare se ci fosse possibilità di lavorare.
Molti pensano che il reddito di cittadinanza sia un bonus regalato dallo stato per restare in casa e non trovare lavoro…ma non è così! Il Reddito di Cittadinanza è un sostegno economico che mira a reintrodurre i cittadini nel mondo del lavoro!
Adesso arriva una stretta decisa da parte del Governo. E’ necessario mettersi in regola e farlo subito. Nel caso in cui si continuasse a non fare niente si rischia di perdere il reddito di cittadinanza. Questa decisa presa di posizione è anche dettata dal fatto che fino ad oggi sono state troppo poche le persone che sono riuscite a trovare un impiego grazie al questa misura: solo 70.000, un numero troppo basso considerando lo sforzo economico che è stato fatto per mettere in piedi tuta la struttura dell’RdC.
Nelle prossime settimane, quindi, i percettori del reddito di cittadinanza avranno l’obbligo mettersi in regola ovvero di recarsi presso l’ufficio d’impiego e dare immediata disponibilità lavorativa.
Giusto per avere un’idea dei numeri, nel periodo precedente la pandemia i beneficiari del reddito di cittadinanza erano circa 530mila, dei quali solo 396.297 si erano presentati alla prima convocazione e sono stati sottoscritti solo 260mila patti per il lavoro. Ricordiamo che la normativa prevede che il sussidio cessi di essere erogato nel momento in cui il beneficiario del sussidio non si presenti per almeno 3 volte. Il Governo sta sollecitando l’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro perché acceleri le pratiche delle convocazioni.
Il Governo inoltre sembra essersi inasprito infatti, sta pensando di eliminare dall’elenco degli aventi diritto tutti coloro che rifiutano già alla seconda proposta di lavoro.
Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro, ha sottolineato come sia effettivamente importante potenziare le politiche attive per il lavoro al fine di rendere sostenibili e fruttuosi i sussidi disponibili per i cittadini italiani.
Stando ai numeri in possesso dell’Anpal, ossia la già citata Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro, solo il 44,7% di quanti stanno percependo il reddito di cittadinanza ha provveduto ad attivare i patti per il lavoro. Un numero molto basso, considerato il fatto che queste persone, sulla carta, avrebbero la necessità di lavorare. Numeri e percentuali che dimostrano come questo sussidio sia stato un evidente fallimento, utile solo a foraggiare e a mantenere a spese dei contribuenti fannulloni che non hanno voglia di lavorare.
Una grande pecca dell’iniziativa, comunque, risiede anche nel mancato lancio dell’app che avrebbe dovuto far incrociare domanda e offerta di lavoro. A questo aggiungiamo anche che il livello di istruzione dei sussidiati da inserire nel mondo del lavoro non si incrocia con le necessità dei datori di lavoro: il 72% dispone di un livello d’istruzione secondaria di primo grado, mentre solo il 2,5% ha un grado d’istruzione terziaria.
Da agosto le regole di come poter spendere i soldi del Reddito di Cittadinanza sono cambiate. Le spese che si possono effettuare o non si possono effettuare vengono elencate sullo stesso sito del sussidio, dove viene spiegato abbastanza chiaramente che la cifra erogata mensilmente può essere spesa per ogni genere di acquisto di beni di consumo e servizi ad eccezione di alcune specifiche categorie elencate di seguito. È vietato l’utilizzo del beneficio per giochi che prevedono vincite in denaro o altre utilità nonché per l’acquisto dei seguenti beni e servizi:
-acquisto, noleggio e leasing di navi e imbarcazioni da diporto, nonché servizi portuali;
armi;
-materiale pornografico e beni e servizi per adulti;
-servizi finanziari e creditizi;
-servizi di trasferimento di denaro;
-servizi assicurativi;
-articoli di gioielleria;
-articoli di pellicceria;
-acquisti presso gallerie d’arte e affini;
-acquisti in club privati.