Nuova variante Covid, nuovi sintomi molto fastidiosi.
Il virus ha ripreso la sua corsa in Italia e non solo. In Gran Bretagna – è appena stata scoperta la nuova variante Xe «molto più contagiosa di Omicron» – e l’agenzia sanitaria nazionale ha reso noti i nuovi sintomi.
In Italia, dopo un brevissimo periodo di tregua, sono ritornati a crescere i casi e gran parte sono da attribuire alla variante Omicron 2. Purtroppo torna a crescere anche il numero di morti ed ospedalizzati.
Nuova allerta per la variante Omicron Xe che potrebbe diventare dominante rispetto ad Omicron 2, visto la sua elevata contagiosità.
Secondo l’istituto britannico, dunque, oltre ai sintomi perdita di gusto e olfatto vanno aggiunti: fiato corto, sentirsi stanchi o esausti, corpo dolorante, mal di testa, gola infiammata, naso chiuso o che cola, perdita d’appetito, diarrea, sentirsi male o essere ammalato.
Nelle settimane scorse, da alcuni studi, erano emersi nuovi sintomi legati al Covid-19 come la spalla gelata o manifestazioni cutanee.
«In questo momento non abbiamo alcun dato per dire che anche in Italia è presente Xe. Nessun caso è giunto alla nostra osservazione, mentre è stato rilevato qualche caso sporadico di Omicron 3, che non riveste al momento alcun tipo di interesse in un contesto in cui Omicron 2 sta prendendo nettamente il sopravvento sulla 1».
Lo ha affermato, in un’intervista all’Adnkronos Salute, Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv). E continua: «Non c’è alcun motivo di preoccupazione per ora. Perché anche il dato diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità, secondo cui Xe potrebbe essere il 10% più trasmissibile di Omicron 2, è assolutamente preliminare e da confermare, come ha precisato la stessa Oms».
Caruso però avverte: «Non possiamo escludere che Xe sia uscita dai confini Uk, però al momento nessun caso è giunto alla nostra attenzione in Italia. La nuova flash survey condotta su campioni raccolti il 4 aprile, pur nella limitatezza dei numeri, ci darà un’idea più precisa di come si sta evolvendo il virus e il suo parco varianti».
Secondo Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, la diffusione di Xe è già iniziata «probabilmente anche in Italia».
In un’intervista al Corriere della Sera spiega: «L’unica arma di difesa che abbiamo è potenziare il sequenziamento per non farci cogliere impreparati. Ricordiamo però che quando vediamo qualcosa è perché la diffusione è già iniziata».
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