Allarme Sindrome di Kawasaki tra i bambini: 30 casi in più a Bergamo
Da diverso tempo i pediatri italiani sembrano essere preoccupati per una sindrome che sta dilagando tra i bambini e che sarebbe associata al Coronavirus, secondo gli esperti. Lo conferma un report pubblicato su Lancet da pediatri dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, che evidenzia un aumento di ben 30 volte del numero di casi.
Il report dei pediatri
Nel documento pubblicato su Lancet si legge come, dal 2015 fino a metà febbraio 2020, a Bergamo i casi di sindrome di Kawasaki erano stati soltanto 19, mentre dal 18 febbraio fino al 20 aprile, nella stessa città i bambini a cui è stata diagnosticata questa malattia sono diventati dieci, di cui 8 positivi al Covid-19.
Sembrerebbe che il numero dei contagi sia aumentato in modo significativo in soli 2 mesi e stia continuando a crescere di pari passo alla pandemia. Ecco perché, secondo gli esperti, potrebbe esserci una correlazione tra il coronavirus e sindrome di Kawasaki. Secondo i ricercatori i casi di malattia legati alla sindrome coronavirus sono da classificare come malattia “simile alla sindrome di Kawasaki”, perché i sintomi sono differenti e più gravi rispetto alla patologia come conosciuta finora.
“Stiamo iniziando a vedere casi di pazienti che arrivano in ospedale con i segni della malattia di Kawasaki anche in altre aree duramente colpite dalla pandemia, come New York e l’Inghilterra Sud-Orientale – ha affermato l’autore principale del lavoro Lorenzo D’Antiga -. Il nostro studio fornisce la prima chiara evidenza di un legame tra l’infezione da SARS-CoV-2 e questa condizione infiammatoria”.
“Nella nostra esperienza – ha spiegato un altro autore, Annalisa Gervasoni – solo una quota molto ridotta di bambini con SARS-CoV-2 sviluppa i sintomi della malattia di Kawasaki. Comunque – conclude – è importante capire le conseguenze del virus nei bambini, specie ora che i Paesi si avviano all’allentamento delle misure di lockdown”.
I pediatri tengono comunque a ribadire il fatto che questa sindrome, se scoperta in tempo e curata con la giusta terapia, non costituisce alcun tipo di pericolo per il piccolo.
I sintomi
-Febbre molto elevata (40-41 °C) resistente al trattamento antibiotico e ai farmaci antipiretici, della durata di più di cinque giorni.
-Congiuntivite bilaterale senza secrezione purulenta.
-Manifestazioni a carico delle labbra, che si presentano caratteristicamente secche e arrossate, e della mucosa orale, con lingua di color fragola o addirittura violacea.
-Manifestazioni a carico delle estremità con edema dei piedi e/o delle mani cui fa seguito, durante la seconda settimana di malattia, una caratteristica desquamazione lamellare delle dita delle mani e dei piedi, a partenza dalla regione intorno alle unghie.
-Ingrossamento dei linfonodi del collo, che appaiono di diametro superiore al centimetro e mezzo, di consistenza dura, lievemente dolenti alla palpazione.
-Rossori cutanei che possono avere caratteristiche diverse (simili a quelle del morbillo o della scarlattina o dell’orticaria), con distribuzione sul tronco, sugli arti e nella zona addominale e inguinale.