Allergia e coronavirus: come distinguerli dai sintomi?
E’ arrivata la primavera e con sè ha portato già le prime forme di allergia. Ma un soggetto comunemente allergico, come farà a distinguere i sintomi dell’allergia da quelli del Coronavirus? Scopriamolo…
Coronavirus o allergie?
Nonostante i sintomi tra i due disturbi di salute sono simili, sicuramente saremo in grado di non confonderli.
Uno dei sintomi più tipici di Covid 19, la febbre, che non è tra quelli presenti nelle allergie ai pollini o ad altri allergeni tipicamente primaverili.
Con l’arrivo della bella stagione inizia la fioritura delle piante che rilasciano pollini nell’ambiente, tra i principali allergeni conosciuti. Queste sostanze, a contatto con le mucose di naso, occhi e gola, nei soggetti ipersensibili possono scatenare una serie di sintomi che spaziano dagli starnuti alle difficoltà respiratorie.
Le temperature miti e la fioritura di molte piante nelle ultime settimane , come ogni anno hanno fatto aumentare la concentrazione di polline nell’aria, favorendo i disturbi tipici delle allergie primaverili.
I principali sintomi delle allergie primaverili sono: naso chiuso e colante (rinorrea acquosa); starnuti; lacrimazione; arrossamento delle congiuntive; tosse secca spesso accompagnata dalla difficoltà di respirazione; sensibile riduzione dei sensi dell’olfatto e del gusto; insonnia; stanchezza; disturbi dell’umore e sensazione di prurito. In alcuni soggetti possono manifestarsi anche dolore alle orecchie, senso di pressione sul petto, mal di testa, comparsa di eczema e sinusite. Nei bambini le allergie primaverili possono sfociare più facilmente nelle otiti medie, ovvero infezioni dell’orecchio. In chi soffre di asma è più facile che si manifestino problemi respiratori come fiato corto, respiro sibilante e affannoso.
Ma alcuni di questi sintomi appena descritti sono anche sintomi comuni alla malattia del nuovo coronavirus e questo può confondere le idee e allarmare.
Come distinguere i disturbi
Ci sono modi però per distinguere i due disturbi . «Uno dei sintomi sospetti del coronavirus è la febbre che invece è assente nelle manifestazioni allergiche» spiega Giorgio Walter Canonica, professore di Medicina Respiratoria e Allergologia all’Humanitas University.
Già da tempo vi è l’obbligo di restare in isolamento in presenza di febbre. «Inoltre la rinite allergica dovrebbe essere più facilmente distinguibile da quella virale perché di solito gli starnuti sono a salve (cioé a raffiche), il naso cola molto (e questo è un sintomo non particolarmente tipico di Codiv 19) e può associarsi a congiuntivite, che invece è abbastanza comune nella nuova malattia».
I farmaci contro le allergie
Chi sa di essere allergico, ai primi sintomi utilizzerà farmaci per bloccarne il decorso: antistaminici, i decongestionanti e in casi specifici (asma) i broncodilatatori sono i più utilizzati per contrastare la rinite allergica.
Assumendo questi medicinali, rischiamo di celare i sintomi qualora invece di allergia si trattasse di Coronavirus?
«Chi sa di essere allergico ai pollini e in questo momento accusa tosse e raffreddore deve iniziare la terapia prescritta dall’allergologo a base di antistaminici e corticosteroidi inalatori che riducono i sintomi. Certamente se dopo 4-5 giorni i disturbi non regrediscono si può pensare di aver contratto Covid-19 con forma lieve, se senza febbre» aggiunge l’allergologo.
L’utilizzo di mascherine è fortemente raccomandato per evitare che gli allergeni possano penetrare nelle vie nasali.
L’allergia ai pollini si può sviluppare a tutte le età e chi non sa di esserlo e manifesta sintomi respiratori in questo periodo potrebbe certamente più facilmente confonderli con quelli del coronavirus: «Con tosse e raffreddore che fanno sospettare un’allergia respiratoria va contattato il proprio medico che potrà fare una diagnosi e impostare una terapia. Con i giusti farmaci i disturbi allergici regrediscono in pochi giorni mentre le forme infettive permangono».
«Raccomando — conclude Walter Canonica — a coloro che sono in trattamento continuo per l’asma di n on sospendere la terapia in atto».