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Anna riabbraccia il figlio 32 anni dopo la sua scomparsa: era stato rapito

Ha abbracciato di nuovo il figlio che le era stato rubato 32 anni fa ma ora l’attesa è finita.

Immagine: Nation.com 

Anna e Jonathan si sono incontrati di nuovo, nella stessa casa in cui si erano incontrati l’ultima volta.
Questa storia davvero molto commovente è iniziata il 25 settembre 1987 a Bogotá, in Colombia, nel quartiere di Minuto de Dios, quando una donna di nome Anna Jiménez ha sopportato uno degli eventi più difficili che una madre possa vivere: la scomparsa di un figlio.

Anna, che all’epoca aveva 27 anni, era in casa e parlava con dei parenti che erano lì per farle visita, quando suo figlio Alfonso di 7 anni  e Jonathan di 3 anni stavano giocando nel cortile della loro casa, mentre l’altro figlio, Juan di 5 anni, osservava dalla finestra i fratelli, divertito. Anche se tutto sembrava tranquillo, all’improvviso Juan vide un uomo avvicinarsi alla loro abitazione e chiese ai suoi due fratelli di andare a comprare dei dolci e dopo aver svoltato l’angolo dell’isolato, i due bambini scomparvero.

Nonostante Juan avesse osservato l’intera scena, non disse nulla a sua madre.
Dopo circa 1 ora, Anna, che pensava che i suoi figli giocassero ancora in cortile, si rese conto che c’erano solo Juan e Alfonso e quando i bambini le raccontarono cosa era successo, iniziò a cercare disperatamente Jonathan in tutta la casa e nel quartiere, chiedendo ai suoi vicini se qualcuno lo avesse visto.

Nonostante gli sforzi di Anna, nessuno sapeva nulla e sebbene avesse contattato sua madre e i suoi fratelli, non sapeva cosa fare per trovare suo figlio, poiché la sua situazione era molto complessa:  Jonathan era nato in quella casa ma non era stato registrato nel comune di appartenenza e inoltre, era il figlio nato da una relazione con un uomo che aveva 30 anni più di lei e faceva parte della polizia, in un momento in cui la Colombia stava vivendo instabilità sociale, economica e politica con centinaia di omicidi di civili, guerriglieri e membri delle forze armate.

In un’intervista al media colombiano El Tiempo, Anna ha raccontato l’angoscia vissuta quel 25 settembre: “In quel momento ho sentito un dolore che solo Dio può comprendere, gli altri sanno solo giudicare e criticare”.

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Nell’intervista ha dichiarato che ogni 25 settembre pregava con tutte le sue forze affinchè suo figlio fosse vivo e desiderava ardentemente poterlo trovare un giorno.

Nel 1994, sette anni dopo la scomparsa, un uomo, Camilo Guzmán si presentò a casa di Anna e confessò di aver preso il bambino, di averlo portato negli Stati Uniti e di aver agito per volere del suo compagno. Anna era scioccata ma felice allo stesso tempo perchè sapeva che era vivo: “Ho avuto l’illusione che un giorno lo avrei visto, non sono mai uscita di casa perché un giorno mio figlio sarebbe arrivato e avremmo fatto festa”.

E ha aggiunto che ha sempre vissuto in quella casa, il suo numero di telefono non è mai cambiato e non è mai andata in vacanza perché era convinto che un giorno suo figlio sarebbe tornato.

Nel frattempo i suoi due figli erano cresciuti e Juan, decise di cercare suo fratello, stanco di vedere sua madre soffrire.

Camilo, l’uomo che aveva rapito il bambino, nel frattempo era morto ma Juan decise di contattare le sue figlie su Facebook per capire se loro avessero informazioni riguardo suo fratello.

Nonostante una delle figlie di Camilo si ricordasse che suo padre aveva portato il ragazzo a casa, non avevano più informazioni su di lui e ancora una volta Juan aveva fallito nelle ricerche.
Il viaggio per trovare suo fratello è continuato e nel 2018, inaspettatamente, Juan ha ricevuto un’e-mail da una società di DNA chiamata ‘My Heritage’ che aiutava persone a ritrovare parenti attraverso i test del DNA. Dopo aver inviato la storia della scomparsa di Jonathan, la compagnia lo ha selezionato e gli ha inviato il kit di prova.

Un anno e mezzo dopo, il 2 dicembre 2019, Juan ha ricevuto un’e-mail che gli ha cambiato la vita per sempre e il testo era il seguente: “Ehi! Sono John, ho 34 anni e attualmente vivo in Norvegia. Sono stato adottato da un orfanotrofio in Colombia all’età di quattro anni. Non ho famiglia conosciuta, il che fa parte del motivo per cui ho fatto questo test. Il risultato suggerisce che sei mio fratellastro, zio o nipote, quindi a meno che tu non sia anche adottato, sembra che io sia molto vicino a trovare maggiori informazioni su quello che mi è successo in Colombia negli anni ’80! ”.

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Nonostante fosse scettico, dopo alcuni messaggi Juan e Jonathan si sono resi conto che erano davvero fratelli e la loro certezza era il test del DNA. Jonathan inizialmente rifiutava di incontrare sua madre, visto che ha sempre pensato di essere stato abbandonato dai suoi genitori . Tuttavia, quello che non ha mai saputo è che era stato effettivamente rapito.

Nell’intervista con El Tiempo, Anna ha ricordato il giorno in cui ha scoperto che Jonathan era vivo: “Mio figlio Juan mi ha chiamato. Ero qui in casa, ha pregato e poi ha detto: Mamma, l’ho trovato. E ho detto: Jonathan? E lui ha detto: sì. Quando ho riattaccato stavo urlando, ringraziando Dio, saltando, salendo, scendendo, ho chiamato la mia famiglia e gli amici ”.

Esattamente un mese dopo aver ricevuto la mail, Juan si è recato in Norvegia il 2 gennaio 2020 e dopo 32 anni ha potuto vedere e riabbracciare suo fratello. Cinque giorni dopo, Juan, Jonathan e il loro migliore amico sono arrivati ​​a Bogotá per il tanto atteso ricongiungimento con la loro famiglia e dopo aver riposato una notte in un hotel, dopo il lungo viaggio, i fratelli si sono recati nel quartiere di Minuto de Dios dove sono stati accolti con musica in striscioni  di benvenuto.

Quando Jonathan vide sua madre in lontananza, pianse di felicità finché non le si avvicinò e i due si fusero in un bellissimo abbraccio dove le parole non erano necessarie per esprimere tutto l’amore che sentivano in quel meraviglioso momento.