Mario Giordano, conduttore del programma di rete 4 ‘Fuori Dal Coro’, nella sua puntata serale ha posto l’attenzione su una questione a dir poco singolare, inerente allo scandalo mascherine che ha travolto la regione Toscana.
Come tutte le regioni italiane, anche la Toscana si è trovata in difficoltà, mentre la pandemia da coronavirus aveva raggiunto il suo apice, nel produrre mascherine e nel fornire ai cittadini un adeguato numero di presidi sanitari. Questa regione, amministrata da Enrico Rossi però, è stata travolta in un vero e proprio scandalo: impressionante il video che viene mostrato nella trasmissione di Rete 4: tra gli scatoloni dell’azienda di Prato, gestita tra l’altro dalla numerosa comunità cinese locale, dove vengono fabbricate migliaia di mascherine, si aggirano visibilmente dei topi che fanno pensare a condizioni igienico-sanitarie del tutto incompatibili con le necessità produttive.
Le mascherine venivano così prodotte e conservate in un capannone dove passeggiavano indisturbati i topi, tra peli e feci di questi animali, mentre si continuava la produzione di materiale in condizioni igieniche precarie.
Pochi sanno che i topi possono trasmettere all’uomo, anche tramite materiale infetto, delle malattie pericolose tra cui:
Utilizzare mascherine prodotte tra sporcizia e topi è sicuramente più pericoloso di quello che si può immaginare visto che viene messa sul volto e toccata con mani.
La Regione Toscana avrebbe infatti investito ben 9 milioni di euro per la produzione di queste mascherine ordinate ad questa azienda cinese di Prato che sembra però ben poco attenta all’igiene: inutile e addirittura paradossale raccomandarsi di non toccare la mascherina con le mani quando poi può potenzialmente arrivare da una fabbrica piena di topi.
Nella stessa puntata, Giordano sottolinea un problema che non riguarda solo la Toscana ma in generale tutta l’Italia e in particolare il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri: “20 milioni di euro, i vostri soldi, in mascherine già comprate dall’Italia sono ancora fermi negli aeroporti di Canton e Shanghai“, ha sottolineato Giordano. La gara risale al 29 aprile, poi sono susseguiti una serie di ricorsi andati a vuoto.
Sono stati spesi 20 milioni, soldi tirate fuori dalle tasche degli italiani, per delle mascherine cinesi che sono bloccate in Cina e chissà se arriveranno mai in Italia.