Mia nonna direbbe, se fosse ancora qui tra noi, che il mondo si è davvero capovolto: ragazzine sempre più svestite e sexy già in tenera età, con atteggiamenti provocatori che tentano di imitare le star dei social. Una società che si appresta ad accogliere donnine senza pudore, senza vergogna e bambini che crescono troppo velocemente perchè bombardati da riferimenti di tipo sessuale, provenienti dai media. Cosa comporta tutta questa emancipazione? Siamo sicuri che non stiamo esagerando?
Benny G è una cantante neomelodica, una influencer molto seguita sui social, in particolare su Instagram e Tik Tok dove i suoi video sono molto apprezzati. Questa bambina ha 10 anni e su di lei si è scatenata una legittima (ndr. direi) polemica sull’uso del suo corpo, visto che si propone a qualsiasi tipo di pubblico con pose e ammiccamenti inadatti alla sua età, allo scopo di ottenere like.
Ma molti si chiederanno: ‘ha 10 anni, non deciderà di certo da sola. I genitori? Le permettono tutto ciò?’
La mamma di Benny ha assicurato che la bimba è felice così e che i video glieli carica lei.
Tutto sotto controllo quindi? Neanche un po’. Quello di Benny G non è l’unico esempio da citare. Sono sempre di più i giovanissimi, trattati come adulti che si mostrano sugli schermi con ruoli non ancora adatti alla loro età. Tra l’altro Benny G, in uno dei video di successo dove canta “Bello pazzerello“, si esibisce con Ornella Zocco, indagata dalla Procura di Firenze che l’accusa di avere pubblicato sui social contenuti che istigano al suicidio.
A settembre era divampata la polemica attorno al film Cuties, distribuito su Netflix, una commedia della regista debuttante franco-senegalese Maimouna Doucouré. Il film racconta di una bambina di 11 anni che cerca attraverso la danza di allontanarsi dalla cultura musulmana della famiglia di origine. Il film denuncia la precoce sessualizzazione delle ragazzine e la discussione nasceva dall’interrogativo seguente: certi atteggiamenti risultano compiacenti verso gli istinti dei pedofili? Alle critiche s’aggiungeva la voce secondo la quale, durante i casting, 650 ragazzine hanno dovuto twerkare in reggiseno davanti (pare) a una crew di (presunti) uomini, una situazione giudicata al limite del criminale. Twerkare, cioè sculettare, è proprio quello che fa anche Benny G.
Molti genitori sono contrari a tale atteggiamento: dare in pasto ai social i propri figli per avviarli ad una vita di successo (forse) e aumentare il budget familiare. Insomma, c’è una differenza tra l’amore per i figli e lo sfruttamento.
Il Giornale, nel riferire della vicenda, riporta un report degli psicologi dell’infanzia: «Il modello di successo dell’influencer e l’adrenalina di sentirsi potenzialmente gratificati in tempo reale dai mi piace per qualsiasi esibizione social, stanno facendo danni enormi. Un circolo vizioso del quale spesso fanno parte integrante anche i genitori, cioè proprio quei soggetti che dovrebbero proteggere i bambini».
La madre di Benny G, incurante delle critiche rivolte verso sua figlia, addirittura se ne vanta della carriera della bambina: “Siete invidiosi, Benny è la numero uno, vorreste avere il suo successo”. Il padre le fa eco: “Pensate a fare l’amore, serenamente”. A voi il giudizio… cosa ne pensate? è giusto strumentalizzare i bambini già a quell’età per far carriera?