L’assegno unico per i figli, misura di sostegno economico destinata alle famiglie è stato approvato nella Legge di Bilancio Aprile 2021 e lo stesso Draghi ne aveva comunicato adesione durante la conferenza stampa, dicendo: “L’assegno unico partirà l’1 luglio e sarà di 250 euro al mese con maggiorazione per i disabili”.
La misura, pensata dalla Ministra Bonetti, dovrebbe partire in estate, ma a quanto pare ci saranno cattive sorprese: il beneficio spetterà sia ai lavoratori dipendenti che agli autonomi (nonché ovviamente agli incapienti), l’importo varierà in base al reddito ma non sarà più erogato la prossima stagione.
Molte famiglie italiane erano convinte di poter ricevere l’assegno già da Luglio ma a quanto pare la promessa non sarà mantenuta.
L’assegno unico e universale per i figli entrerà a regime da gennaio 2022. Ha dovuto correggere il tiro la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti rispetto alla tanta conclamata data del 1° luglio 2021, come data di partenza dell’assegno unico. Per sei mesi saranno ancora erogati assegni famigliari e bonus bebè, ma intanto verranno raccolte le domande per il nuovo assegno universale che a regine assorbirà tutti gli altri strumenti di welfare parentale.
A due mesi di distanza dalla data di partenza individuata dal governo, è la stessa ministra a fare un passo indietro: “L’assegno unico e universale completo partirà a regime da gennaio del prossimo anno – annuncia – ma il percorso comincerà dal primo luglio”.
I sei mesi in più hanno l’obiettivo di evitare che le famiglie italiane si trovino in difficoltà: l’attuale sistema di detrazioni fiscali deve continuare ad essere utilizzato per non creare disagi ai lavoratori ed essere progressivamente sostituito dall’assegno unico.
“Siccome i dipendenti oggi stanno percependo le loro detrazioni in busta paga, visto che ci sono stati degli anticipi, questi primi sei mesi devono innestarsi su un percorso di detrazione fiscale che deve continuare. Le detrazioni fiscali saranno poi completamente assorbite nell’assegno unico da gennaio“, ha detto il ministro.
Immediata la reazione del Pd che ha chiesto un forte impegno al governo affinché sia rispettata la nuova scadenza del 1 gennaio 2022.
“Apprendiamo oggi che l’Assegno unico per i figli partirà a pieno regime da gennaio 2022 e non più a luglio 2021 – scrivono in una nota i deputati del Partito Democratico Graziano Delrio e Stefano Lepri – La decisione provoca delusione ma non sorprende, perché la crisi di governo e la pandemia hanno fatto perdere mesi preziosi e perché la trasformazione dal vecchio al nuovo regime, chiaramente indicata dalla legge delega, richiede ancora molto lavoro”.
“In tanti si sarebbero aspettati già da luglio di percepire un importo mensile fino a un massimo di 250 euro in base al nucleo familiare e al reddito. E invece la ministra Bonetti, seppur con argomentazioni tecniche giuste, ha detto che prima di gennaio le famiglie italiane non riceveranno nulla”, ha detto la capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini. “Ora non si perda ulteriore tempo”.
La cifra espressa di 250 euro, indicati da Draghi è l’importo massimo destinato a scendere via via che aumenta il reddito. Quindi più è alto il reddito, meno sarà l’assegno unico per i figli. Si parte da 50 euro, fino a 250.
Nella cifra confluiranno una parte fissa e una variabile, legata al reddito complessivo della famiglia. Il beneficio verrà attribuito a lavoratori dipendenti, autonomi o incapienti. L’assegno unico sarà dunque uno strumento universale (destinato cioè a tutti i genitori. Potranno fare richiesta tutte le mamme dal settimo mese di gravidanza. Dai 18 anni di età, inoltre, una somma ridotta rispetto all’assegno potrebbe essere accreditata direttamente al figlio se:
-è iscritto all’università;
-è un tirocinante;
-è iscritto a un corso professionale;
-svolge il servizio civile;
-svolge un lavoro a basso reddito.
L’importo dovrebbe dunque arrivare fino a 250 euro per ciascun figlio under 21 a carico e sarà riconosciuto a cadenza mensile. Possono farne richiesta i genitori che hanno questi requisiti (bisogna però attendere i decreti attuativi per averne certezza):
-cittadinanza italiana o di uno Stato membro dell’Unione europea titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente o esser suo familiare. Cittadinanza di uno Stato non appartenente all’Unione europea, titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo o del permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno annuale;
-imposte sul reddito pagate in Italia;
-vivere con i figli a carico in Italia;
-residenza in Italia per almeno due anni, anche non continuativi, o aver sottoscritto un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di due anni.
Sulla cifra esatta non è possibile al momento avere certezze assolute. Le indiscrezioni sugli importi sono frutto di calcoli basati sull’ammontare del fondo di 15 miliardi stanziato ad hoc nel 2019, cui si aggiungono altri 3 miliardi destinati dalla legge di bilancio del 2021 che diventeranno 6 a partire dal 2022 quando l’assegno unico sarà a regime.