Il momento in cui il lavoratore potrà godere del meritato riposo si fa sempre più lontano: l’età del pensionamento, infatti, si innalza sempre di più. Quando, però, la tanto attesa data arriva, il pensionato si domanda dove e come può vedere la propria pensione. Ebbene, il portale web dell’Inps prevede un apposito servizio online per consultare il cosiddetto cedolino della pensione.
Ma cosa fare per ottenere una pensione più alta? La risposta sembra scontata: versare più contributi e quindi spendere di più. Ma non sempre questo è necessario: vi sono difatti diversi modi per sfruttare meglio i contributi già versati. Di tanto abbiamo parlato . È possibile, inoltre, aumentare la pensione anche quando questa è stata già liquidata, ad esempio chiedendone il ricalcolo o la ricostituzione, oppure il supplemento di pensione. Per conoscere quali sono tutti i modi per ottenere una pensione più alta, consigliamo la lettura dell’articolo appena citato.
Cosa fare, però, se l’importo della pensione vi risulta comunque troppo basso? Ecco le risposte.
Sul punto è bene sapere che per ottenere una pensione più alta è anche possibile fare ricorso all’Inps. Ed infatti, chi è iscritto all’Assicurazione Generale Obbligatoria (Ago), alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, alla Gestione Separata e alle forme esclusive dell’Ago ha diritto a particolari forme di tutela di natura amministrativa: può cioè ricorrere a un organo dell’Inps per farsi rimborsare ciò che gli spetta ed ottenere così una pensione più alta.
Gli stessi rimedi amministrativi sono utilizzabili da dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione in materia di trattamenti di fine servizio (Tfs), trattamenti di fine rapporto (Tfr) e assicurazione sociale vita (pensione). Ecco i dettagli .
Per farsi rimborsare ciò che gli spetta, il pensionato dovrà innanzitutto indicare il provvedimento che ritiene lesivo del proprio diritto; esporre brevemente la vicenda amministrativa che lo riguarda; individuare i motivi a sostegno della propria domanda di modifica, revoca, sospensione o annullamento del provvedimento stesso, oltre ad allegare i documenti utili alla risoluzione della controversia. Il ricorso può essere sottoscritto direttamente dal pensionato o da un suo rappresentante cui sia stato conferito mandato.
Il ricorso contro i provvedimenti dell’Inps deve essere diretto allo specifico organo, centrale o periferico, competente a decidere la controversia: ad esempio, per contestazioni che riguardano i contributi dei lavoratori dipendenti iscritti al Fpld (Fondo pensioni lavoratori dipendenti), il ricorso va fatto al Comitato Amministratore del Fondo competente per territorio, mentre per gli iscritti ed i pensionati della pubblica amministrazione ci si deve rivolgere ai Comitati della Gestione Dipendenti Pubblici.
Per inviare il ricorso amministrativo, ad ogni modo, il canale è unico, sia per i dipendenti pubblici che per i lavoratori del settore privato; il ricorso, infatti, può essere inviato:
Il ricorso deve essere inoltrato all’organo competente entro 90 giorni, che decorrono:
La presentazione del ricorso interrompe il termine di prescrizione del diritto reclamato e sospende eventuali provvedimenti che potrebbero annullare il rapporto assicurativo, mentre non sospende l’esecutorietà dell’atto amministrativo impugnato, quando questo ha ad oggetto:
In caso di rigetto del ricorso, o di mancata risposta, deve allora essere effettuato un ricorso alla Corte dei Conti: il termine di decadenza è pari a 3 anni.
Quando il lavoratore acquisisce tardivamente dei contributi pregressi, o quando gli sono riconosciuti, successivamente alla data di liquidazione della pensione, dei contributi figurativi o da riscatto o, ancora, quando cambia la condizione reddituale dell’interessato (nel caso in cui la prestazione liquidata dall’Inps sia legata al reddito), la pensione può essere integrata tramite la procedura di ricostituzione, o riliquidazione.
La ricostituzione della pensione può essere attivata su domanda dell’interessato, o su iniziativa dell’Inps quando i contributi sono accreditati d’ufficio sul conto dell’assicurato.
La domanda di ricostituzione non ha un termine di decadenza, ma bisogna tenere presente che i ratei arretrati sono soggetti a un termine di prescrizione, normalmente pari a 10 anni.
La ricostituzione può dar luogo anche a una riliquidazione in negativo, ad esempio se vengono annullati dei contributi.
La ricostituzione non comporta un semplice incremento della pensione, ma questa viene interamente ricalcolata, tenendo conto della nuova situazione contributiva.
In base alla riliquidazione, la decorrenza della pensione può essere spostata:
In altri casi la ricostituzione può avere effetti con decorrenza successiva a quella della prestazione, come avviene per i riscatti attivati dopo la liquidazione della pensione.
Se la riliquidazione comporta un aumento, al beneficiario spetteranno gli arretrati dalla data dell’efficacia della ricostituzione a quella del pagamento del nuovo importo. Se, invece, dalla riliquidazione deriva un debito, la prestazione ricalcolata è messa in pagamento per il suo esatto ammontare, e le somme indebitamente pagate sono recuperate a rate, o in un’unica soluzione, a seconda dell’importo dovuto. Sulle somme da recuperare non spettano gli interessi, a meno che l’indebito sia stato determinato dal dolo del pensionato.