“Il governo nell’ultimo Dpcm si è attenuto allo scenario previsto da uno studio dell’Iss”, queste le parole del presidente Giuseppe Conte per chiarire i dati scientifici alla base delle nuove restrizioni introdotte per frenare i contagi di Covid-19.
Attualmente l’Italia sta vivendo un picco di contagi paragonabili a quelli della scorsa primavera, considerando che il numero dei tamponi è stato raddoppiato. Gli ospedali sono già in affanno.
Lo scenario di tipo 3 in cui si troverebbe ora il Paese prevede in effetti chiusure anticipate dei locali, smart working e zone rosse mirate. Dopo questo scenario gli esperti ne hanno previsto un altro, in cui la diffusione del virus non è più sotto controllo e in cui l’ipotesi di un lockdown diventa più vicina. Come del resto è successo già in Francia e in Germania.
Le misure restrittive del nuovo Dpcm, in primis la chiusura anticipata di bar e ristoranti e lo stop a 360 gradi di attività come cinema e palestre, sono finite nel mirino di diverse critiche. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, rispondendo alle domande del Parlamento, ha giustificato queste misure facendo riferimento a un documento del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di Sanità chiamato “Prevenzione e risposta al Covid-19”, in cui si delineavano quattro possibili scenari epidemiologici per la stagione dell’autunno e dell’inverno.
“Nel mese di ottobre abbiamo visto un progressivo aumento dei nuovi casi giornalieri: il governo nell’ultimo Dpcm si è attenuto allo scenario previsto da uno studio dell’Iss e dal ministero della Salute”, ha infatti sottolineato Conte in Parlamento, ribadendo che le nuove norme non siano frutto di decisioni arbitrarie, ma siano invece basate su criteri scientifici. “Siamo pienamente consapevoli che si tratta di misure severe, ma le riteniamo necessarie per contenere i contagi. Diversamente la curva epidemiologica è destinata a sfuggirci di mano“, ha detto ancora Conte.
Ma che contesti descrivono questi scenari e quale misure hanno previsto gli esperti per una situazione epidemiologica di tipo 3? Procediamo con ordine.
Il primo scenario prevede una trasmissione localizzata, quindi ridotta a dei focolai circoscritti, come quella che abbiamo vissuto quest’estate.
Già nel secondo si parla di una trasmissibilità più sostenuta e generalizzata, ma sempre gestibile dal punto di vista sanitario.
Il terzo scenario, quello in cui si troverebbe ora il Paese secondo gli esperti, descrive sempre una diffusione sostenuta del virus, ma con dei rischi di tenuta da parte del servizio sanitario nel medio periodo. Infine, il quarto scenario parla di una situazione epidemiologica non più sotto controllo, con delle criticità per gli ospedali già nel breve periodo.
Secondo lo scenario 3, che prevede Rt regionali superiori a 1, generalmente tra 1,25 e 1,5, il Paese registra una mancata capacità di tracciamento e i primi segnali di sovraccarico per il servizio sanitario. Con timori di peggioramenti consistenti nel giro di 2 o 3 mesi. In una situazione di questo tipo, per evitare l’escalation di contagi e la necessità di introdurre misure di contenimento molto severe, gli esperti ipotizzano provvedimenti che vanno dalla chiusura anticipata di locali come bar e ristoranti alla chiusura delle scuole.
Ma anche limitazioni alla mobilità e un maggior ricorso allo smart working. Si potrebbero prevedere anche delle zone rosse limitate ai territori più colpiti per alcune settimane: in questo senso, si parla sia di una chiusura dei Comuni con più casi, ma anche di restrizioni allargate su base provinciale o regionale. Di base, quindi, delle misure molto simili a quelle effettivamente introdotte dall’ultimo Dpcm per contenere la curva dei contagi.
E se la situazione dovesse peggiorare? Dopo uno scenario come quello appena descritto resterebbe poco margine di manovra per evitare un lockdown generalizzato. Con valori di Rt regionali sistematicamente sopra l’1,5%, poco si potrebbe fare per limitare i contagi se non introdurre “misure di mitigazione e contenimento più aggressive”. In altre parole, scatterebbe il lockdown. Che potrebbe essere delimitato ad alcune aree del Paese, quelle più colpite dall’infezione, o generalizzato per impedire che l’epidemia si diffonda ulteriormente. Il quarto scenario descrive quindi una situazione in cui si è perso il controllo dell’epidemia. D’altronde alcuni Paesi europei hanno già aperto la strada verso il lockdown. A partire dalla Francia dove questa notte scatterà il lockdown per i prossimi 30 giorni.
Nel suo discorso alla nazione, il presidente Emmanuel Macron ha detto che la Francia è ormai “sommersa dai contagi” e per questo è necessario “un colpo di freno”. Fino al 1° dicembre almeno, bar e ristoranti resteranno chiusi in tutto il Paese. Anche la Germania però ricorre a una stretta: Berlino sta ragionando allo stesso modo su una chiusura di bar e ristoranti. “Il ritmo del virus e della diffusione è particolarmente veloce. Viviamo una crescita esponenziale dei contagi“, ha detto Angela Merkel parlando di “misure dure” per evitare un sovraccarico del sistema sanitario. E ancora: “È assolutamente chiaro che dobbiamo agire e adesso per evitare un’emergenza sanitaria nazionale”.