Arrivano buone notizie che profumano di speranza. Un team di ricercatori dellʼUniversità di Utrecht ha creato un anticorpo monoclonale capace di riconoscere la proteina utilizzata dal Covid-19 per aggredire le cellule umane. Una scoperta che potrebbe rivoluzionare la situazione.
Dopo un lungo lavoro eseguito da un gruppo di ricercatori, si è giunti alla realizzazione di un primo farmaco, unico al mondo, in grado di aggredire il coronavirus Sars-CoV2.
Si tratta di un anticorpo monoclonale, in grado di captare e riconoscere la proteina che il virus utilizza per aggredire le cellule umane. Gli studiosi hanno avvertito che ci vorrà ancora del tempo, pari a un paio di mesi circa, prima che il farmaco possa essere commercializzato, perché dovrà essere sperimentato al fine di ottenere le necessarie risposte su sicurezza ed efficacia.
Il loro lavoro è stato pubblicato sul sito BioRxiv. Ma in che modo agisce questo farmaco?
E’in grado di legarsi alla proteina Spike, che si trova sulla superficie del coronavirus; l’anticorpo monoclonale lo blocca e non dà possibilità di legarsi alle cellule. Il virus pertanto non riesce a penetrare e non ha possibilità di duplicarsi. Per questo il team olandese è convinto che l’anticorpo abbia potenzialità importanti “per il trattamento e la prevenzione del Covid-19“.
Questi ricercatori sono a lavoro già da molto tempo, ancor prima che l’epidemia si trasformasse in pandemia: già da quel momento avevano intuito che bisognava creare un farmaco in grado di bloccare la duplicazione cellulare del virus all’interno nel corpo.
Gli studi su questo farmaco continueranno ancora e saranno creati altri test più rigorosi, al fine di dimostrare che questo farmaco è efficace e le case farmaceutiche diano l’ok per produrlo.
Secondo gli scienziati di Utrecht il loro progetto richiederebbe molto meno tempo che sviluppare un vaccino per il nuovo coronavirus.
A proposito, Il Fatto ha intervistato la professoressa Maria Rita Gismondo che dirige il laboratorio di microbiologia all’ospedale Sacco di Milano, che ha affermato: «È un ottimo traguardo».
«Il metodo usato» – ha spiegato la virologa – non è in realtà nuovo. Già nel 2003, all’epoca della Sars, Nature pubblicò un mio studio che andava in questa direzione. In Cina oggi diversi malati sono stati trattati con il siero di pazienti guariti».
«L’anticorpo blocca una importante parte patogena del virus, si tratta di una particella che si trova sugli spikes che a loro volta hanno recettori che si agganciano alle mucose dei polmoni, bloccarli significa fermare l’infezione» ha aggiunto Gismondo.
«È il primo rapporto su un anticorpo monoclonale che neutralizza SarsCov2. L’anticorpo 47D11 lega un epitopo (parte del virus riconoscibile dal sistema immunitario) conservato sul recettore a punta» si legge nel documento.