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Coronavirus, l’appello dei pediatri: “Non portate i bambini nei centri commerciali e recarsi dal pediatra solo se estremamente necessario”


 

In questi giorni che continuano a crescere le vittime e i contagi da Coronavirus, si dà ampia voce ai medici ed esperti che, meglio di chiunque altro, possono diffondere notizie, consigli e diagnosi.

Molto interessante “l’urlo” dei pediatri che hanno lanciato un allarme per proteggere i bambini, talvolta considerati più esposti a batteri e virus visto la poca accortezza dell’igiene, generata dall’incapacità di rendersi conto cosa è sporco e cosa no.

Sia i medici di famiglia e sia i pediatri suggeriscono pertanto di non portare i bambini nei luoghi chiusi e affollati come i centri commerciali. “Finora l’incidenza del virus – spiega Teresa Rongai, a capo della Fimp Roma – nella popolazione pediatrica è bassissima”.

Come riporta Il Messaggero, in Italia non vi è ancora nessun caso di contagio autoctono come ha dichiarato l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato al termine delle verifiche sulle persone che si sono recate all’Istituto malattie infettive Lazzaro Spallanzani.




Questo però non significa – prosegue la Rongai – che non è necessario assumere delle precauzioni soprattutto per i più piccoli. Per questo invitiamo le famiglie a non frequentare luoghi chiusi come supermercati o centri commerciali, a limitare in sostanza in questo periodo la frequentazione di posti con molte persone e invitiamo le famiglie con figli piccoli a rimandare i controlli ambulatoriali laddove possibile”. In tutta la Regione sono in servizio 890 pediatri di libera scelta a fronte di una popolazione infantile – età 0-14 – che si aggira sulle 400mila unità.

I medici oltretutto consigliano di non portare il bambino presso lo studio del pediatra se ha sintomi influenzali o altre patologie ma, come di buona norma, sarebbe opportuno dapprima avvisare il medico competente che valuterà, a sua volta, se recarsi a casa del piccolo paziente o farlo portare in ambulatorio.  “E’ opportuno prima di recarsi negli studi dei propri medici, avviare dei consulti telefonici anche nei casi in cui dovessero essere dei sintomi influenzali o para influenzali che saranno gestiti dai medici secondo le disposizioni impartite dal ministero della Salute”.




A causa dell’emergenza medica che si è generata, ogni medico deve cercare di isolare i pazienti e convincere loro a non frequentare ospedali o luoghi sanitari senza un effettiva necessità. Pertanto per tutti i dottori, di qualsiasi specializzazione e grado, vige l’obbligo di : raccogliere informazioni anagrafiche; sconsigliare di soggiornare in sala d’attesa; in alternativa programmare la visita in ambiente dedicato presso lo studio o visita domiciliare; dotarsi di mascherina, guanti, occhialini, camice monouso; disinfettare le superfici con ipoclorito di sodio 0,1%.

Niente allarmismi per il Coronavirus, ma il messaggio è chiaro: “Non venite a studio, chiamateci al telefono”. Anche i medici sono esseri umani, e non sono di certo immuni al virus. Il vice segretario nazionale della Fimmg, Pierluigi Bartoletti, in attesa di un’imminente circolare della Regione avverte: “Se avete sintomi febbrili, sospetti e soprattutto siete stati nelle aree a rischio o a contatto con qualcuno che torna da lì, evitate di uscire di casa, prendere i mezzi pubblici e soprattutto venire di persona nello studio medico”.


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