Il Natale è vicino e le regole per salvarci dalla quarta ondata si fanno sempre più severe.
Le regioni discutono e cercano di convincere il Governo ad adottare misure più stringenti nei confronti dei non vaccinati, nonchè di rivedere la ‘legge’ che regola il Green Pass, indispensabile per lavorare e per la socialità, ma non sufficientemente idoneo come misura di prevenzione sanitaria, considerando che la sua durata di un anno si contrappone alla durata del vaccino, che dopo 6 mesi perde il 50% di efficacia.
Si valutano anche lockdown per i non vaccinati.
«Il lockdown per i no vax non è oggetto di decisione» conferma il titolare della Farnesina Luigi Di Maio.
La linea dura del Governo potrebbe modificare a breve il certificato verde e tra le ipotesi più certe vi è quella del doppio Green Pass: uno da rilasciare solo per i vaccinati e i guariti, per poter andare in ristoranti, cinema, teatri, musei, stadi o a sciare nelle regioni che cambieranno colore e uno, ottenibile anche con il tampone, solo per lavorare e per i servizi essenziali.
Una linea in realtà non condivisa all’unanimità, come confermano le parole del presidente delle Marche Francesco Acquaroli – «ulteriori restrizioni non sono utili, creerebbero altre tensioni e divisioni tra chi è vaccinato e chi non lo e» – e la cui fattibilità è tutta da verificare.
Lo ha ricordato il presidente emerito della Consulta Cesare Mirabelli: «mi pare un rimedio difficilmente praticabile e, dal punto di vista normativo, molto rischioso. Se la situazione è così vincolante, questo giustificherebbe l’imposizione di un obbligo di vaccinazione non una sorta di lazzaretto domestico».
Il punto di vista dei presidenti è però un altro. Le Regioni, dice il presidente della Conferenza Massimiliano Fedriga «sono preoccupate» per il peggioramento della curva e per «la ricaduta che tale situazione potrebbe avere sulla ripresa economica e sulle attività sociali, a poche settimane dalle festività natalizie».
La paura più grande per il paese è quella di nuove chiusure a ridosso del Natale pertanto, da qui a poco, si prenderanno decisioni importanti, anche drastiche.
Fortunatamente i dati lasciano ancora sperare in meglio: dicono che nessuna regione dovrebbe passare nelle prossime ore in giallo e che un un anno fa c’erano 34.282 casi e 753 morti mentre oggi sono 10.638 i casi e 69 le vittime. Non solo, sempre un anno fa erano 3.670 le terapie intensive e 33.504 i ricoveri nei reparti ordinari, numeri neanche lontanamente paragonabili a quelli di oggi, con 503 pazienti in rianimazione e 4.088 nelle aree mediche. Senza dimenticare che ad oggi ci sono circa 8.400 posti di terapia intensiva che, grazie ai ventilatori polmonari acquistati lo scorso anno, possono salire fino a 13mila.
Il ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta è ancora più duro: «gli irriducibili devono essere reclusi ed esclusi dalla vita collettiva e dall’economia».