Diritti e doveri

Debiti non pagati: ora il Fisco può prelevare dal conto corrente, dalle pensioni, dagli stipendi

In vista della ripresa economica, il Fisco ha pensato bene di eliminare il blocco dei debiti degli italiani, precedentemente “congelati” a causa di grosse difficoltà da parte dei contribuenti nel periodo di pieno lockdown. E’ questo il motivo per cui il conto corrente torna nel mirino del Fisco.

Già dalla fine del 2021 l’Agenzia delle Entrate ha avviato il pignoramento mettendo in pericolo pensioni, stipendi e risparmi di tutti.

Tra le tasse non pagate che il Fisco cercherà di recuperare ci sono IMU, TARI e bollo auto, facendo ricorso all’Agenzia delle Entrate-Riscossione o a società private.

Pignorare il conto corrente: ora sarà possibile senza alcun procedimento giudiziario

Stipendi, pensioni, busta paga e tutti i soldi depositati sul conto corrente potrebbero non essere più al sicuro, anche se la motivazione è più che giusta.

Chi non è in regola con tasse ed imposte deve pur adempiere al pagamento, sia nell’osservanza del principio di uguaglianza di tutti i cittadini anche a livello fiscale, sia per una questione di rispetto verso coloro che hanno sempre provveduto a pagare le tasse, seppure con molti problemi economici sulle spalle.

L’agenzia delle Entrate Riscossione è l’unico ente che può mettere le mani direttamente sul nostro conto corrente in caso di mancato pagamento di una cartella esattoriale. L’ente invia una cartella esattoriale con obbligo di saldo entro 60 giorni dalla ricezione. In caso di mancato pagamento può avviare la procedura di pignoramento di parte dello stipendio o della pensione.

In entrambi i casi l’Agenzia delle Entrate si approprierebbe delle somme dovute direttamente dal conto corrente del soggetto interessato. Quindi su un conto corrente dove viene accreditato lo stipendio o la pensione, l’agenzia delle Entrate può prelevare parte del denaro, ma non l’intera somma. Infatti il pignoramento dello stipendio o della pensione può avvenire solo entro determinati limiti.

Tradotto in cifre, l’ente di riscossione può prelevare al massimo la quinta parte dello stipendio o della pensione, entro il limite di 1.380,84 euro (il triplo dell’assegno sociale, ad oggi pari a 468,28 euro). In pratica se il quinto del vostro stipendio o della pensione supera tale limite, l’importo prelevabile sarà sempre pari a 1.380,84 euro.

Quindi chi ha cartelle esattoriali non saldate dovrebbe prestare attenzione ad un prelievo coatto da parte dell’Agenzia delle Entrate.

La prescrizione

I procedimenti di esecuzione forzata e pignoramento partono a meno che non scadano i termini di prescrizione della cartella stessa per cui sono previsti tempi diversi in base a cosa si deve pagare. I tempi di prescrizione, infatti, sono:

-di 3 anni per credito con la Regione per bollo auto;
-di 5 anni per crediti Inps e Inail per contributi previdenziali; per crediti per multe con i Comuni; -e per crediti del Comune per Imu, Tasi, Tari, Tarsu;
-di 10 anni per crediti dell’Agenzia delle Entrate per Irpef, Irap, Iva e altre imposte erariali; e per Canone Rai.

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