Nel 2022 sono stati introdotti due sussidi con decreto governativo urgente. Un bonus una tantum, erogato a luglio, per compensare parzialmente le maggiori spese sostenute da famiglie e dipendenti a causa della grave crisi economica. Altro bonus pagato a novembre, per fronteggiare il caro energia. I due bonus da 200 e 150 euro sono stati destinati in favore di operai, pensionati, percettori di reddito di cittadinanza.
Sono cambiati anche i requisiti per ottenere il 1° e 2° bonus, entrambi basati su reddito, pensione e stipendio. Il primo era più facile da ottenere perché la soglia di reddito era più alta (35.000 euro) mentre per il secondo bonus, la soglia limite era 25.000 euro.
Tuttavia, vi è il rischio concreto di dover restituire il bonus. Infatti si tratta di bonus erogati, il più delle volte, una tantum e in via provvisoria. E per i lavoratori c’è il concreto rischio di trovarsi trattenute in busta paga come restituzione di un beneficio indebitamente percepito.
Cerchiamo di comprendere chi dovrà restituire i bonus entro la fine dell’anno o entro febbraio 2023.
Per i pensionati il bonus da 200 euro è stato accreditato a luglio, solo per chi aveva redditi 2021 sotto i 35.000 euro. Per il nuovo bonus 150 euro di novembre invece, il reddito, sempre 2021 da non superare era pari a 20.000 euro.
Per reddito 2021 si parla quindi di dichiarazioni dei redditi 2022, quelle del modello 730 scaduto a settembre o del modello Redditi PF scaduto a fine novembre. Di conseguenza, per i pensionati l’INPS ha erogato sia a luglio che a novembre due bonus provvisori. Nel senso che solo a dichiarazione effettuata dai contribuenti pensionati, l’Inps potrà verificare il diritto o meno a questo beneficio. E nel caso in cui emerge che il pensionato non aveva diritto al bonus, ecco che dovrà provvedere alla restituzione.
Per i lavoratori la procedura è totalmente differente.
Con il bonus da 200 euro è stabilito che esso spetta nel momento in cui almeno una delle ultime buste paga ha un imponibile previdenziale (stipendio lordo utile ai fini previdenziali), non superiore a 2.692 euro in un mese.
Per il bonus 150 euro invece è solo la busta paga di novembre a fare da riferimento. E con lo stipendio lordo inferiore a 1.584 euro. Evidente che per il lavoratore dipendente non si tratta di una erogazione provvisoria ma certa e basata non su redditi totali ma sull’imponibile previdenziale di una determinata mensilità di stipendio.
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