Eitan poche ore fa è stato rapito dal nonno e alle telecamere ha parlato la nonna, indagata anch’egli per il sequestro: «Le condizioni di mio nipote sono pessime», ha dichiarato.
Eitan è l’unico sopravvissuto dalla strage del Mottarone, la funivia precipitata: ha solo 6 anni e la sua vita, dopo la perdita dei genitori e del fratello, è diventata un inferno.
La nonna materna Esther Cohen è indagata per sequestro di persona aggravato insieme all’ex marito e nonno del bambino Shmuel Peleg. Secondo quanto riferito a una radio israeliana da Or Nirko, marito di Aya Biran, (la zia paterna di Eitan a cui il bambino era stato affidato in Italia dopo la tragedia) la donna era in Italia insieme a Peleg e avrebbe partecipato attivamente al rapimento.
Lo scambio di accuse tra i due rami della famiglia continua attraverso una emittente radio israeliana. Secondo la nonna: «Le condizioni di Eitan sono pessime, ora finalmente, dopo quattro mesi, i medici vedranno cosa gli è accaduto. In tutto questo tempo non ha visto alcun medico. Per quattro mesi hanno impedito a me e a Shmuel di consultarci con medici e psicologi».
Dichiarazioni di fatto smentite dall’avvocato del nonno secondo cui «Eitan sta bene, e a lui andrebbe chiesto con chi vuole vivere».
«La famiglia Peleg detiene Eitan come i prigionieri nella prigione di Hamas» attacca lo zio Or Nirko. «La famiglia Peleg – ha aggiunto – si rifiuta di dire dove si trova il bambino. Lo nascondono in una specie di buco». Alla domanda se qualcuno abbia potuto verificare la presenza di Eitan all’ospedale Sheba, Nirko ha risposto: «C’è andato il fratello di mia moglie ma Eitan non c’è. Purtroppo non siamo rimasti sorpresi da questo rapimento, avevamo molta paura che accadesse».
Per risolvere la situazione serve una «soluzione politica». Sempre lo zio, parlando ai cronisti radunati fuori dalla sua abituazione, ha raccontato come «nel corso di una visita precedente» Eitan sarebbe stato tenuto «per due ore e mezza dentro la macchina della nonna materna e interrogato da una persona sconosciuta». La persona che lo avrebbe «interrogato», ha spiegato lo zio, «non si è mai identificata e gli ha fatto un sacco di domande», tanto che Eitan «era sconvolto, aveva gli incubi».
Intanto, proprio Aya Biran (la zia paterna del piccolo, di cui esercita la tutela) ha presentato al Tribunale per le questioni familiari di Tel Aviv la richiesta di far rientrare il piccolo in Italia sulla base della Convenzione dell’Aja.