Coronavirus

Gismondo: “La tregua da Covid? Ecco quanto durerà”. Le previsioni per i prossimi mesi

La Gismondo non è mai stata tanto positiva circa l’andamento e la scomparsa del Coronavirus. Rileggendo vecchie interviste infatti, aveva asserito che il virus non sarebbe scomparso durante l’estate e così è stato: i casi sono diminuiti ma non svaniti del tutto.

Ora fa nuove previsioni per il prossimo autunno – inverno : “La tregua da Covid? Ecco quanto durerà”.

Gismondo e Covid-19-20

 

La virologa del Sacco spiega come sono andate davvero le cose. E mette in guardia per il futuro: “Dobbiamo prepararci”.

Maria Rita Gismondo è la direttrice del Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco.  E’ stata protagonista di questi mesi di pandemia insieme ai suoi colleghi, esponendo spesso il suo pensiero e i suoi pronostici.

Lei, come lo stesso Burioni, all’inizio dell’emergenza avevano riferito che non ci sarebbero stati danni da Covid e che la situazione era sotto controllo, sbagliando previsione!

Partiamo da un presupposto, come ricorda la virologa nel suo libro: le malattie fanno parte della vita e della storia dell’uomo. Hanno decimato popolazioni e stroncato prematuramente vite, come nel caso della spagnola. Non sempre tutto si può evitare. Come esiste il progresso, esiste anche la nascita di agenti virali sempre più resistenti.

Il vero problema di questo virus è che ci ha colti impreparati. Il governo stesso, forse, non credeva al reale pericolo di Sars-Cov-2, come spiega la Gismondo: “Con la prima ordinanza si nominava, quale commissario con la responsabilità di gestire gli interventi necessari a superare la situazione di emergenza, Borrelli, già capo della Protezione civile. Viene da chiedersi quale sia stata la motivazione alla base di tale scelta.

Tutti i compiti affidati alla Protezione civile sarebbero comunque stati svolti, con o senza nomina, con o senza stato di emergenza. E, benché Borrelli sia un professionista serio e preparato, per un’emergenza sanitaria ci saremmo aspettati una figura di spicco nell’ambito delle bioemergenze, con anche il supporto dell’Iss, organo ufficiale di consulenza del ministero della Salute.

La realtà, secondo me, è che nessuno in quel momento credeva nella reale gravità della situazione e quelle decisioni sono state dettate da motivazioni molto più complesse, oltre che precauzionali. La scelta, probabilmente, mirava più che altro a far vedere alla nazione che il governo si stava organizzando con il supporto di persona autorevole, conosciuta dai cittadini per l’intervento su crisi precedenti (il terremoto nelle Marche) più che per la sua competenza in sanità”.

Nel 2018, ricorda la Gismondo, l’Oms ha pubblicato un documento intitolato Passi essenziali per lo sviluppo e l’aggiornamento di un piano nazionale di preparazione a una pandemia influenzale in cui si avvertiva: “Il mondo deve aspettarsi un’epidemia di influenza killer, e anzi deve essere sempre vigile e preparato in modo tale da poter combattere la pandemia che sicuramente si verificherà“. E così è stato. Poco più di un anno e mezzo dopo, il nuovo coronavirus entrava in scena.

E dobbiamo abituarci a scenari simili anche in futuro, spiega la Gismondo: “Se tutto andrà bene avremo otto, dieci anni di tregua“.

In un mondo sempre più emancipato, infatti, le malattie si spostano più velocemente: “Passata questa epidemia, infatti, comincerà l’inevitabile countdown verso la prossima. Le condizioni globali, soprattutto l’allargamento dei centri urbani verso le foreste, fanno sì che aumentino i contatti tra l’uomo e gli animali selvatici di alcune aree, serbatoio di virus sconosciuti al nostro organismo. Inoltre l’aumento vertiginoso degli spostamenti della popolazione – da un lato grazie ai viaggi aerei, dall’altro per colpa di esodi, guerre e siccità – giocherà un ruolo di acceleratore di possibili contagi”.

Ma cosa accadrà il prossimo autunno? Seccondo la Gismondo dovremo imparare a conviverci poichè la stagione influenzale sarà caratterizzata anche da aumenti di casi di Covid: “Ciò che potrà riverlarsi una vera sfida – scrive la Gismondo – sarà la diagnosi precoce, perché le due infezioni si manifestano con sintomi sovrapponibili. L’errore diagnostico sarà sempre in agguato e avremo bisogno di test di laboratorio in grado di differenziare le due cause. Questi test esistono e sono molto attendibili e rapidi. Saremo in grado di averne a sufficienza? Si sta procedendo con l’identificazione di un percorso diagnostico e l’approvigionamento del materiale necessario?”.