“Ho ucciso mia madre e le ho strappato le corde vocali”: la storia di ‘Big Ed’ Kemper
Forse alcuni di voi avranno sentito parlare di Edmund Kemper, uno dei più pericolosi serial killer d’America. Aveva soli 16 anni quando ha compiuto il suo primo omicidio, smembrando i corpi delle vittime e conservando le loro teste. Per ultimo ha ucciso sua madre per farle pagare le violenze psicologiche nei suoi confronti subite da bambino.
La storia del killer più spietato d’America
Edmund Kemper è nato nel 1948 a Burbank. Kemper era l’unico figlio maschio nato dall’unione tra Edmund Emil Kemper Jr. e Clarnell Strandberg. Da bambino era estremamente brillante, ma manifestò sintomi di disturbi psichici fin dalla giovane età: si divertiva a torturare e uccidere gli animali. Kemper era molto attaccato al padre e rimase devastato dal divorzio dei suoi genitori avvenuto nel 1957, essendo stato affidato alla madre, che lo portò a vivere nel Montana. Aveva un rapporto pessimo con sua madre, Clarnell, una donna violenta che lo picchiava e lo umiliava di continuo. Clarnell faceva spesso dormire il figlio chiuso in cantina, perché temeva che potesse violentare la sorella più piccola.
Il 27 agosto 1964 Kemper sparò alla nonna mentre la donna era seduta al tavolo della cucina intenta a scrivere le pagine conclusive del suo libro di fiabe. Quando suo nonno rincasò, Kemper sparò anche a lui. Poi telefonò alla madre, che lo convinse a chiamare la polizia. Interrogato, disse che «voleva solo sentire cosa si provasse a uccidere la nonna» e che uccise anche il nonno perché sapeva che si sarebbe arrabbiato con lui per quello che aveva fatto.
Tra il maggio 1972 e il febbraio del 1973, Kemper effettuò una serie di omicidi, raccogliendo dalla strada giovani autostoppiste, portandole in zone rurali isolate e uccidendole. Accoltellava o strangolava le vittime per poi portarne i cadaveri nel suo appartamento, dove abusava dei corpi per poi sezionarli. Uccise così sei studentesse.
Interrogato in carcere, ammetterà di aver compiuto anche atti di cannibalismo su almeno una delle sue vittime. Venerdì 20 aprile 1973 Edmund uccise la madre nel sonno colpendola con un martello. Successivamente la decapitò, ne violentò il corpo e mise la testa sulla mensola del caminetto, dove la usò come bersaglio per le freccette. Infine le strappò le corde vocali e le gettò nel tritarifiuti. «Mi sembrava appropriato» commentò dopo il suo arresto, «dato che non aveva fatto altro che urlare, strillare e infierire contro di me per anni».
Detenzione
Al processo si dichiarò infermo di mente, ma venne giudicato colpevole di otto omicidi. Fu richiesta la pena di morte ma, essendo stata sospesa all’epoca, fu condannato all’ergastolo. Kemper non ha mai mostrato nessun segno di rimorso e non ha mai chiesto scusa ai genitori e parenti delle sue vittime.
Anzi è parso addirittura orgoglioso del suo acume criminale e del fatto che, per arrestarlo, la polizia abbia dovuto attendere che fosse lui stesso a costituirsi. Dal 1973, anno della condanna, Ed Kemper si è laureato e insegna informatica in carcere e partecipa attivamente a un programma di trascrizione di opere letterarie in alfabeto Braille per i ciechi.
Queste attività gli hanno procurato diversi premi dall’amministrazione carceraria americana. Nonostante la buona condotta e l’aver scontato oltre quarant’anni di detenzione, Edmund Kemper è tuttora imprigionato nella California State Prison, di Vacaville, California.
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