Curiosità

I miracoli di Padre Pio: testimonianze vere, raccontate, di Grazie ricevute dal Santo

Giorno 23 Settembre si festeggia la solennità di San Pio, più precisamente la Chiesa cattolica lo venera come santo e ne celebra la memoria liturgica in questo giorno, anniversario della morte.

La figura di Padre Pio da Pietrelcina, nel corso dei decenni, ha assunto, per i fedeli di tutto il mondo, una rilevanza tale da imprimere un’impronta indelebile nella storia della cristianità moderna. La sua inesauribile misericordia per i malati e i disagiati, la sua innata capacità di ascoltare e consolare coloro che si avvicinavano a lui per un consiglio o in confessione, lo hanno reso popolare ancor più dei miracoli che gli vengono riconosciuti.

Diverse pubblicazioni di studiosi, teologi e giornalisti che si sono interessati ai miracoli di Padre Pio, Francesco Forgione all’anagrafe, raccontano di vicende che non sono del tutto descritte nei testi che lo stesso frate ha pubblicato in vita, ma sono, più precisamente, frutto di molte testimonianze dirette, degne di assoluta credibilità.

I miracoli del Santo

Tra i segni miracolosi che gli vengono attribuiti vi sono le “stimmate” che avrebbe portato per 57 anni in diverse fasi (a momenti alterni dal 1910 al 1917, e poi ininterrottamente dal 20 settembre 1918 fino a gran parte del 1968).

Il dono della bilocazione

Uno dei miracoli di Padre Pio, più noti, fu quello della bilocazione, ovvero trovarsi in due posti contemporaneamente. Nina Campanile, una donna miracolata, fu testimone di un evento simile, al capezzale della sorella in coma. Una sera Nina assisteva la sorella, pregando. All’improvviso ebbe come la sensazione che ci fosse qualcuno con lei in stanza, ma non era così. La ragazza guardò l’orologio che segnava le otto. Poco dopo sua sorella si risvegliò dal coma. Nina, il giorno dopo, era raggiante e recandosi da Padre Pio, senza dirle nulla, gli chiese: “A che ora siete venuto ieri a visitare mia sorella?”, il frate rispose: “Alle otto.”

Ad un episodio di bilocazione assistette anche il famoso Generale Cadorna.

Nel 1917, poco dopo la terribile sconfitta di Caporetto, il generale Cadorna cadde in uno stato di depressione, figlio dei tanti sensi di colpa. Una sera decise di farla finita.
Si ritirò nel suo appartamento, dando ordine di non far passare nessuno. Entrò in camera e aprì il cassetto in cui teneva la sua pistola. La estrasse e mentre la stava per puntare alla tempia, sentì, distintamente una voce che gli disse: “No, Generale, non vorrete mica compiere questa sciocchezza?” Quella voce e la presenza di qualcuno in stanza lo lasciarono senza parole, distogliendolo dal suo intento. Uscì dalla camera e chiese spiegazioni all’attendente, ma questi gli rispose che non aveva fatto passare nessuno.
Tempo dopo venne a sapere di questo frate che compiva miracoli e che si trovava nel Gargano, così si reca al Santuario di San Giovanni Rotondo in incognito. Il suo stupore fu grande quando riconobbe in Padre Pio, il frate che fermò la sua mano, quella sera.

Un altro episodio legato alla guerra fu quello narrato da un ufficiale dell’esercito. Durante una rappresaglia, in mezzo al fuoco nemico, vide sorprendendosi un frate poco distante da lui che gli intimò: “Si allontani da quel posto”. Il capitano, istintivamente, andò verso il frate, mentre nel posto in cu si trovava poco prima scoppiò una granata. Padre Pio gli salvò la vita, attirandolo a sé.

La lettura dei cuori

Padre Pio inoltre era in grado di leggere nell’animo (capacità di leggere nei cuori delle persone, carisma noto come cardiognos) e la percezione, da parte dei fedeli, di intensi profumi floreali di vario tipo (violette, gelsomino, mughetto, rose ecc.) che si sarebbero manifestati come segno della sua presenza anche dopo la sua morte. Il carisma della lettura dei cuori veniva manifestato soprattutto durante le confessioni (Padre Pio arrivava a confessare anche per diciotto ore al giorno e si stima che, in cinquant’anni, abbia confessato circa 600.000 persone: innumerevoli sono le testimonianze di chi dichiarò che il frate conosceva in anticipo i peccati che stavano per essergli confessati.

Il miracolo di Matteo

Tra i molti miracoli attribuitigli c’è quello della guarigione del piccolo Matteo Pio Colella di San Giovanni Rotondo, sul quale è stato celebrato il processo canonico che ha portato poi alla elevazione agli altari di san Pio.

Durante la mattinata del 20 gennaio 2000, mentre era a scuola, Matteo si sentì male: la madre Maria Lucia Ippolito lo portò a casa, dove i sintomi apparirono inizialmente come quelli di una normale influenza, ma in serata la situazione precipitò, in quanto il bambino non riconosceva più la madre e sul corpo gli erano comparse diverse macchie violacee, tipico sintomo della coagulazione intravascolare disseminata (CID). Il padre Antonio, urologo dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, voluto proprio da Padre Pio, lo accompagnò al pronto soccorso di tale struttura sanitaria, dove gli fu diagnosticata una meningite batterica fulminante. Ricoverato in rianimazione in coma farmacologico indotto, il giorno successivo, il 21 gennaio, Matteo peggiorò: era stato tracheotomizzato a causa di alcuni blocchi respiratori ed aveva sfiorato l’arresto cardiaco, e nove organi erano stati dichiarati gravemente danneggiati; i medici emisero una prognosi infausta, in quanto nella casistica riportata nella letteratura medica internazionale non erano mai stati contemplati casi di sopravvivenza di pazienti con più di cinque organi compromessi.

In favore del bambino si sviluppò una catena di preghiere rivolte a Padre Pio, a cominciare dai genitori, devoti del frate. La madre riferì di aver avuto una visione di Padre Pio, e la stessa cosa riferì Matteo una volta uscito dal coma, dicendo di essere stato in compagnia di un anziano signore con la barba bianca vestito da frate, che identificò con certezza in Padre Pio vedendo un’immagine del futuro santo. Padre Pio avrebbe detto a Matteo che presto sarebbe guarito e lo avrebbe portato con lui in volo fino a Roma. Contrariamente a qualsiasi ragionevole previsione, il bambino cominciò a migliorare: il 27 gennaio venne sottoposto ad una TAC al cervello che risultò perfettamente nella norma, il 31 gennaio (dopo 10 giorni) si risvegliò e il 26 febbraio fu dimesso. Dopo un altro mese di terapie riabilitative poté riprendere la scuola, con un successivo completo recupero psicofisico. La Consulta medica della Congregazione delle cause dei santi il 22 novembre 2001 dichiarò che “La guarigione, rapida, completa e duratura, senza postumi, era scientificamente inspiegabile”. Il decreto sul presunto miracolo fu promulgato il 20 dicembre 2001 alla presenza di papa Giovanni Paolo II, che procedette alla canonizzazione il 16 giugno 2002.

Guarigioni miracolose

Un caso famoso fu quello di una donna polacca, per cui l’allora vescovo Karol Wojtyla, chiese a Padre Pio di intercedere, affinché la povera fedele potesse guarire da un terribile male.

Un altro caso, particolarmente noto, fu quello di un ferroviere senese, che nel 1945, fu investito da un camion e si salvò per miracolo riportando moltissime ferite al cranio, allo zigomo e, soprattutto, alla gamba sinistra. Riuscì, molto lentamente, a rimettersi quasi completamente, tranne che per la gamba che era fratturata in diversi punti e non riusciva più a piegare.

Dopo aver girovagato per vari ospedali tra Siena e Bologna, cercando un luminare che potesse aiutarlo ed essere stato sottoposto a diversi interventi, l’uomo perse la speranza, cadendo in una grave depressione. La moglie, qualche anno dopo, sentendo parlare di questo frate cappuccino che operava miracoli, decise di portarvi il marito. Dopo un estenuante viaggio per raggiungere il piccolo monastero di San Giovanni Rotondo, in stampelle, l’uomo, che non era molto credente, fu ricevuto da Padre Pio.

Il frate scandagliò l’anima del ferroviere, senza permettergli di riferirgli nulla del suo calvario. Alla fine della confessione, l’uomo, senza rendersene conto si inginocchiò, fece il segno della croce, salutò e ringrazio Padre Pio ed uscì dalla chiesa. Poco dopo si rese conto di non avere più dolori e di riuscire a camminare, naturalmente. La sua guarigione miracolosa fu appresa con stupore dai medici da cui tornò poco dopo.

Altre testimonianze

Un signore conobbe Padre Pio per una serie di coincidenze abbastanza strane.

Sentii parlare per la prima volta di questo straordinario religioso subito dopo la guerra”, racconta, “soprattutto da un amico che era giornalista come me. Poiché questi conosceva bene il Padre me ne parlava con un entusiasmo che a me sembrava perfino eccessivo. La mia prima reazione era di indifferenza ed incredulità, specialmente quando il mio amico mi raccontava di certi fenomeni, come i profumi di Padre Pio, che molti dicevano di sentire in luoghi molto lontani dal religioso. Ad un certo momento, però, cominciarono a capitare anche a me questi strani fatti. All’improvviso sentivo un intenso profumo di violette in luoghi insoliti, dove era impossibile che ci fosse. Il pensiero correva a Padre Pio, ma mi ribellavo, dicevo a me stesso che ero vittima di suggestioni. Un giorno il fenomeno si verificò anche mentre ero in vacanza con mia moglie. Ero andato alla stazione per spedire un espresso, e in quel luogo, che in genere è tutt’altro che profumato, sentii quell’inconfondibile profumo di violette. Mentre riflettevo su quel fatto, mia moglie disse: “Ma da dove viene questo profumo?” “Lo senti anche tu? Esclamai meravigliato. Allora le raccontai di Padre Pio, delle discussioni con il mio amico e di quel profumo che da tempo mi perseguitava. “Se fossi in te”, disse mia moglie “partirei subito per San Giovanni Rotondo”. Il giorno dopo eravamo in viaggio. Quando gli fummo davanti, il Padre mi disse: “Ah, ecco il nostro eroe; ce n’è voluto per farlo arrivare”. Quello stesso giorno ebbi la possibilità di parlare con lui, e da quel momento la mia vita fu sconvolta.

Racconta un signore: “Alcuni anni fa venni colpito da infarto cardiaco. Mi venne consigliato di sottopormi a intervento chirurgico per migliorare la mia condizione di vita e decisi di entrare in ospedale per l’operazione. Era il mese di giugno 1991. Nel corso dell’operazione, di per sé riuscita, mi vennero applicati ben 4 by-pass. Purtroppo, al risveglio dall’anestesia, mi trovai paralizzato alla gamba e al braccio destro. L’amarezza fu grande, ma dopo il primo attimo di scoramento, la fede tornò a sostenermi e cominciai a pregare Padre Pio. La mia fiducia nel venerato Padre non venne delusa. Pregai facendo un triduo che la mia povera mamma, consigliava per casi disperati e, dopo tre giorni, nello stesso mattino in cui terminai il triduo, pur essendo circondato solo da altri ammalati, sentii aleggiare intorno a me un profumo intenso di mughetto. Quando questo profumò svanì, sentii un formicolio al piede destro e capii subito che le mie preghiere erano state esaudite”.

Racconta una signora: – “Ero affetta da una grave forma di limitazione del campo visivo ad entrambi gli occhi, che mi faceva soffrire e vedere poco. Consultai diversi medici e dopo varie analisi mi fu diagnosticata un’avvenuta emorragia oculare irreversibile e un probabile tumore all’ipofisi. Ciò mi procurò tanta ansia e sofferenza; questo male, come dichiarò lo specialista non è suscettibile di guarigione. Di passaggio per Benevento volli raggiungere Pietrelcina, dove ebbi la fortuna di visitare i luoghi del venerato Padre Pio. Durante la visita in una delle ultime stanze che ospitarono il Padre, fui presa da commozione indicibile e, mentre pregavo per i miei familiari, avvertii un intenso profumo di incenso. Nel ritornare a Roma, in treno, meditai su ciò che era avvenuto e mi rammaricai di non aver pregato Padre Pio per i miei occhi malati. Chiesi subito, con fede, il suo intervento. L’aiuto del Padre non si fece attendere: migliorai progressivamente e dopo poco tempo riebbi totalmente la vista. Lo specialista che mi visitò, registro meravigliato il totale recupero del campo visivo avvenuto misteriosamente”.

Un signore di Canicattì racconta: – “All’inizio del 1953, mia moglie, fin dai primi mesi di gravidanza, fu colpita da una grave forma di nefrite. La sua vita e quella del nascituro, a dire dei medici, correvano seri pericoli. Nessuna cura si rivelò efficace. Il 3 maggio, disperato, scrissi una lettera a Padre Pio chiedendo l’aiuto delle sue preghiere. Dopo qualche giorno, sia io che mia moglie, contemporaneamente, ma in stanze diverse, avvertimmo un misterioso odore di rose. In quel preciso istante bussò alla porta di casa il postino e ci consegnò una lettera, spedita dal convento di San Giovanni Rotondo, in cui leggemmo che Padre Pio avrebbe pregato per mia moglie e per la creatura che portava in grembo. L’indomani ricorremmo ad un nuovo esame di laboratorio che, con sorpresa indicibile, decretò l’improvvisa scomparsa della nefrite.”

Un noto avvocato devoto di Padre Pio racconta: – “Una volta ero nella chiesa vecchia del convento ad ascoltare la Messa, la lunga Messa di Padre Pio e, proprio all’elevazione dell’Ostia, mi distrassi pensando ad altro, restando in piedi, unico in mezzo alla folla di fedeli inginocchiati. Improvvisamente fui colpito da un penetrante odore di viole che mi fece tornare alla realtà e guardandomi intorno, mi chinai anch’io col ginocchio per terra ma senza pensare allo strano profumo. Come al solito, dopo la funzione religiosa, mi recai a salutare il Padre che mi accolse con questa battuta: “Che, oggi eri nu poco stunato ‘ncapa?” – “Si Padre, oggi sono stato un pò distratto. Fortunatamente mi ha svegliato il vostro profumo…” – “Ma quale profumo, per te ci vogliono e paccari…(gli schiaffi)”.

Un impiegato siciliano, dopo la sua conversione volle confessarsi da Padre Pio, che gli tenne la mano destra stretta tra le sue. L’impiegato racconta che quando arrivò a Foggia notò che la mano destra aveva un profumo che non aveva la sinistra. Era lo stesso profumo che lui sentiva quando era vicino a Padre Pio. Il profumo non scompariva nemmeno quando lui si lavava le mani. Siccome Padre Pio gli aveva dato una penitenza della durata di due mesi, in tutto quel periodo un identico profumo gli saliva dal petto al naso ed era così bello che si sentiva inebriato. Qualche volta il profumo scompariva ed allora lui provava a suggestionarsi per sentirlo ma senza alcun risultato. Poi, finita la penitenza, il profumo svanì.

Frate Ludovico da San Giovanni Rotondo assicura che “Padre Pio lasciava una scia di profumo, quando passava per i vari locali del convento. Padre Federico attesta: “Qualche volta, per sapere dove stava Padre Pio, bastava seguire la scia del profumo.

Il Signor Piero racconta: “Mentre viaggiavo in macchina, andando a velocità piuttosto sostenuta, avvertii un’ondata di profumo. Mi ricordai che un giorno avevo chiesto a Padre Pio il significato di quel fenomeno ed il Santo mi aveva risposto: “Figlio mio, quando lo senti, stai attento”. In quell’attimo rallentai ma non potei evitare di uscire fuori strada. Mi andò bene però, senza danni alla mia persona.

Padre Pio da Pietrelcina, prega per noi 🙏