La campagna di vaccinazioni contro il coronavirus ha preso il via già da alcuni giorni in diversi stati europei e si sono già registrati i primi effetti collaterali post iniezione. Il 50% dei partecipanti hanno però avvertito effetti collaterali ben precisi ed imponenti.
Una persona su due ha provato mal di testa, febbre e brividi: è quanto accade subito dopo la somministrazione del vaccino targato Pzifer-BioNtech, già in uso nel Regno Unito ed approvato l’11 dicembre dall’Fda americana per uso emergenziale.
Grande attesa in Italia per il vaccino Pfizer che dovrebbe essere somministrato in una prima fase a 1,9 milioni di italiani.
Le prime notizie, però, non danno molto conforto, considerando che in Inghilterra, il 50% dei vaccinati non si è sentito bene. “Il Pfizer è molto reattogenico, cioè induce reazioni più forti dei vaccini soliti: la metà delle persone, in particolare giovani, prova mal di testa, febbre e brividi, che però si risolvono in 24 ore” ha dichiarato Guido Forni, Professore ordinario di Immunologia all’Università di Torino ed accademico dei Lincei in un’intervista a LaStampa, che mette in guardia: “è importante raccontare questi dettagli per preparare la popolazione ed evitare paure inutili”.
Tutti i vaccini possono indurre le reazioni descritte ma il 50% è sicuramente una percentuale considerevole. “Esattamente, ma bisogna sapere che per il giorno dopo non vanno presi impegni importanti. Siamo abituati a vaccini iperstudiati come l’antinfluenzale, che non dà nessun fastidio”. Il Prof. Forni tende a rassicurare i cittadini, dicendo che si tratta di effetti collaterali ben sopportabili e passeggeri, non pericolosi e che scompaiono in un giorno.
Diversa è la situazione se, a ricevere il vaccino, è un soggetto con allergie: “Nel caso di persone allergiche le reazioni possono essere più intense“. Il NYTimes riferisce che un’operatrice sanitaria vaccinata negli Stati Uniti ha sviluppato reazioni allergiche quali rash cutanie, tachicardia e crisi respiratoria ed è stata ricoverata in terapia intensiva. Le sue condizioni sono tutt’ora stabili.
Se pur è l’unico caso registrato fin ora, rappresenta comunque una reazione che può capitare ad altri. “La reattogenicità dipende dal tipo di vaccino, che è fatto di nanoparticelle lipidiche che possono irritare”
Uno dei problemi che l’Italia dovrà risolvere è la conservazione del vaccino. Inizialmente si era deciso di affidare ai medici di base la somministrazione dello stesso, ma con questo tipo di vaccino ciò non potrà accadere perchè va conservato e poi scongelato ad una temperatura di -80 gradi e successivamente diluito, operazioni non semplici che si potranno fare solamente negli ospedali e nei luoghi attrezzati.
L’altro concorrente, il vaccino dell’azienda Moderna, ha una temperatura di conservazione migliore, a -30 gradi, ma l’Italia ha ordinato meno dosi perché si cerca di puntare tutto sull’italo-inglese AstraZeneca. “Ha fornito i report migliori di tutti, ma ora sembra efficace al 60%. Meglio di niente, però gli americani sono migliori. Ci vorrà qualche mese per capire se AstraZeneca corregge il tiro”.
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