Grosse novità per i lavoratori. Dal 2021 si potrà andare in pensione 5 anni prima.
La Camera dei deputati ha infatti approvato un emendamento nella legge di bilancio che permetterà, ad alcune migliaia di lavoratori, di lasciare il posto a 62 anni con almeno venti anni di contributi (pensione di vecchiaia) o con 38 anni di versamenti (pensione anticipata).
Ciò potrà accadere se si lavora per un’ azienda che ha almeno 250 dipendenti. Questa manovra, prende il nome di “contratto di espansione” ed ha una grossa finalità: aiutare concretamente le grandi imprese che si trovano in difficoltà e allo stesso tempo un modo per incentivare, oltre alle uscite, anche le assunzioni di giovani.
A Marzo, secondo quanto stabilito dalla Manovra 2020, finirà il blocco dei licenziamenti previsto e fissato causa pandemia. In quella data il Governo potrebbe ritrovarsi a fronteggiare una situazione alquanto allarmante: l’emergenza sociale.
Per tale motivo il governo ha pensato di correre ai ripari, da un lato prevedendo sostegni specifici per le Partite Iva, e dall’altro mandando in pensione i dipendenti delle imprese più grandi che, con l’addio a “quota 100”, avrebbero potuto lasciare il lavoro a 67 anni. L’emendamento, che è stato proposto dal leghista Massimo Garavaglia, è stato approvato da tutti i partiti alla Camera e nei prossimi giorni verrà ratificato, insieme al resto della manovra economica, dal Senato.
La platea interessata è pari al 21 per cento dei dipendenti. Ovviamente chi userà la misura per la pensione di vecchiaia avrà una riduzione sull’assegno (a causa della mancanza di 5 anni di contributi) che, tuttavia, sarà compensato dai 5 anni in meno di lavoro. Mentre chi totalizzerà 38 anni di versamenti avrà comunque gli ultimi cinque pagati dall’impresa che, a sua volta, potrà scontare dalla somma i sostegni di disoccupazione.
Questa riforma è opportuna per cancellare una parte della legge Fornero, che ha creato un grande scalino tra i 62 anni (previsti fino al 2021) e i 67 anni per andare in pensione.
Per colmarlo stabilmente Palazzo Chigi sta pensando a una norma che ridurrà gli anni per uscire dal lavoro, portandoli a 64 o 65. Crescono comunque anche gli stanziamenti previsti per il reddito di cittadinanza fino al 2029, segno che il governo teme che all’emergenza sanitaria seguirà una crisi sociale di vaste proporzioni.
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