Coronavirus

La Federazione Medici Pediatri italiani afferma: “A dicembre e gennaio c’è stato un aumento dei casi di polmoniti atipiche tra i bambini, sicuramente era già Coronavirus”


Siamo sicuri che il Coronavirus in Italia è arrivato a Gennaio/Febbraio e che il primo paziente sia stato quello di Codogno? Forse c’è qualcosa che non quadra, afferma la Federazione Medici Pediatri Italiani, asserendo che la stagione influenzale compresa tra Dicembre 2019 e Gennaio 2020 ha registrato, tra i bambini, casi atipici di polmonite e ora, ci si chiede se si trattasse già di Coronavirus.

Lo conferma ad HuffPost il dottore Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri.
Dati e numeri non ce ne sono – “sarebbe difficile recuperarli adesso, a ritroso” – ma che nei mesi precedenti l’esplosione della pandemia da Covid-19 ci sia stato un aumento dei casi di polmoniti atipiche tra i bambini è sicuro.

Nei mesi di dicembre e gennaio e fino agli inizi di febbraio – spiega Biasci – tra noi pediatri di famiglia avevamo notato questa situazione e commentato il fatto di aver diagnosticato nei bambini un numero superiore, rispetto agli anni passati, di broncopolmoniti con caratteristiche diverse da quelle che si presentano sempre, come complicazioni, nelle epidemie influenzali”.

Si è trattato certamente di polmoniti atipiche ma pur sempre benigne. E riscontrate prima che scoppiasse la pandemia. Tra i pediatri il pensiero di un collegamento tra quelle broncopolmoniti diverse dalle solite e il Covid-19 è circolato. “Quando, da marzo in poi, siamo entrati nella fase critica dell’emergenza causata dalla pandemia – va avanti Biasci – abbiamo ipotizzato che quelle situazioni potessero essere un’evoluzione del nuovo coronavirus. Questo vorrebbe dire che il virus circolava già tra i bambini”. 

L’ipotesi 

Per verificare se si tratta di ipotesi o no, sarebbe opportuno effettuare delle ricerche, che attualmente sono già attive  all’ospedale dei bambini “Vittore Buzzi” di Milano e finalizzata a capire se, in Lombardia, il virus si è diffuso prima tra i pazienti più piccoli.

Diversi, tra medici e professori, hanno ipotizzato che la pandemia è iniziata settimane prima che ci fosse la diagnosi del paziente 1 a Codogno, quindi prima del 21 febbraio. La conferma è emersa agli inizi di marzo dallo studio sulle tre sequenze genetiche del virus in circolazione in Lombardia, ottenute dal gruppo dell’Università Statale e dell’Ospedale “Sacco” di Milano, coordinato da Gianguglielmo Zehender, Claudia Balotta e Massimo Galli. E se il virus fosse già stato presente tra i bambini? È questa, ora, la domanda a cui dare risposta.

Nel Milanese e nel Lodigiano, diversi pediatri avevano già dichiarato di aver diagnosticato polmoniti atipiche rispetto a quelle che di solito si presentano nella stagione influenzale a gennaio ma mancano dei dati veri e propri che possano confermarlo con certezza.

“Sarebbe difficile recuperarli adesso, a ritroso”, ripete Biasci, ribadendo che “quando poi è esplosa l’emergenza il pensiero che quei casi potessero essere legati al nuovo coronavirus lo abbiamo fatto, tra noi pediatri di famiglia se n’è abbiamo parlato”. Sospetto fondato? Potrebbe darsi. Lo studio in via di realizzazione al “Buzzi” aiuterà a capire di più e meglio.


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