Coronavirus

La previsione del prof. Pregliasco. Quando finirà il Covid?: «Liberi dal virus fra 7-13 mesi. Ma sarà dura»

Il prof. Pregliasco, in un interessante intervista, ha esposto la sua previsione riguardo la fine della pandemia. Scopriamo cosa ha detto!

Il virologo dell’università degli Studi di Milano, intervistato ad Agorà su Rai3, ha parlato di un possibile ritorno alla normalità. La domanda che tutti si pongono in questo momento è una sola: quando saremo liberi? «Questa è una fase iniziale – ha detto Pregliasco – c’è anche una problematica di sovranismo complessivo e di paura di arrivi dall’estero». Ma «un modello matematico dell’Istituto superiore di sanità evidenziava da 7 a 13 mesi come il tempo necessario per un ritorno alla normalità». Non sarà dunque facile seguire un processo «in un senso progressivo. Perché, lo abbiamo visto fra le zone gialle e bianche, c’è subito una tendenza al liberi tutti». Il pensiero è anche per città grandi come Roma e Milano. «Come si fa a regolare il flusso rispetto alla libertà dei singoli? La difficoltà è questa», ha concluso Pregliasco.

«C’è una riduzione del 4,8% nei nuovi casi settimanali, quindi un rallentamento della velocità di crescita. Poi, con un certo ritardo, vedremo l’effetto sui ricoveri e decessi. Ma questo virus ha ormai una capacità di diffusione per cui ogni contatto è a rischio e quello che vediamo è l’effetto delle chiusure, che sono un sistema di regolazione di un rubinetto di infezioni». Ha spiegato il virologo ospite della trasmissione di Rai Tre.

«La velocità di vaccinazione è la chiave per scappare da questa sofferenza che è socialmente sempre meno accettabile». Il guaio, prosegue, «è che c’è scarsità di vaccini e un sovranismo nazionale che cerca di tirare al massimo numero di dosi dalla propria parte».

Rispetto alla necessità di stringere i denti per Pasqua, «non ci sono dubbi, c’è ancora necessità di forzare la mano ai cittadini. Ognuno di noi dovrebbe ridurre i contatti a quelli più o meno essenziali. I dpcm possono far arrabbiare perché la singola disposizione può sembrare poco realistica ma si cerca di limare in una mediazione tra il bisogno di lockdown e una necessaria mediazione politica».

Rispetto ai problemi della campagna vaccinale in Lombardia, spiega Pregliasco, che è anche componente del Cts lombardo «c’è stata di sicuro inefficienza nel sistema informatico, come segnalazioni che arrivano la sera per una convocazione al mattino dopo, è giusto voler fare sempre meglio», ma bisogna anche considerare che «i guai sono anche legati alle differenti caratteristiche vaccinali, e anche la scelta di precluderne alcuni per alcune fasce di età. Questo – ha concluso – ha portato complicazione e difficoltà in un sistema, che ora si è oliato».