Molti penseranno ad una leggenda, per altri invece, è la storia di una Madonna speciale, la Madonna che porta delle scarpe consumate perchè va a trovare i bambini e fa loro dei miracoli.
La statua si trova nella Basilica dell’Annunziata Maggiore a Forcella.
La statua della Madonna dell’Annunziata non è al centro della chiesa. Si trova in un angolo, dentro una teca dai vetri puliti di fresco. I lunghi capelli che coprono il mantello azzurro sono veri: le donne di Forcella se ne privarono per regalarli alla mamma di tutti i bimbi abbandonati.
Suor Maura è minuscola, ha un’età indefinita, sulle spalle il peso di una vita intera, cammina a fatica ma sorride in quella maniera dolce che solo certe donne sante conoscono. Suor Maura racconta la storia delle scarpe della Madonna.
Storia, favola dolce. Nessuno lo chiama miracolo, per carità. Qualcuno la definisce leggenda. La voce flebile si perde nel chiaroscuro della chiesa. La statua della Madonna viene curata con amore dalle suore. Capelli sempre in ordine, vestiti lindi, comprese le scarpine. Che vanno cambiate spesso, perché la suola si consuma.
E qui la realtà si fonde con leggenda e fantasia. Per il quartiere, quelle scarpine consumate sono il segno di un miracolo: «La Madonna va a visitare tutti i suoi figli», dice senza ombra di dubbio una donna di Forcella. Suor Maura conferma. Quelle scarpine consumate vengono trattate come reliquie, anche se per la Chiesa non sono tali. Sono custodite con amore, vengono affidate a chi ha bisogno di una grazia. Una mamma le infila sotto al cuscino del figlio malato finché non guarisce; un marito le chiede per la moglie in fin di vita: «Solo che una volta una donna me ne chiese una, e non me l’ha più restituita». Suor Maura per un solo istante s’incupisce.
Dicono che la Madonna continui ancora oggi a vegliare sui bimbi dell’Annunziata. Raccontano che qualche settimana fa un medico in servizio di notte ha sentito una voce chiamare il suo nome. Quella voce lo ha trascinato davanti alla culla di un neonato, poi è sparita. «Quel bimbo stava soffocando, la Madonna l’ha salvato». Medici e dirigenti annuiscono con la testa. La Madonna che consuma le scarpe, quella notte vegliava su uno dei suoi figli.
La statua si trova nella Basilica dell’Annunziata Maggiore a Forcella
Nel centro storico di Napoli, a Forcella, sorge la settecentesca Basilica della Santissima Annunziata Maggiore, un’imponente capolavoro dall’aspetto tardo-barocco, legata alla Ruota degli Esposti. Napoli ha un legame particolare con questo luogo proprio perché dalla storia della ruota nasce il cognome napoletano più diffuso: Esposito.
Un grande complesso monumentale, realizzato nel XIII secolo dagli Angioini rimaneggiato nel Cinquecento e ampliato nel Settecento, dall’architetto Luigi Vanvitelli e dal figlio Carlo, costituito in origine, oltre che dalla chiesa, da un ospedale, un convento ed un conservatorio. L’istituzione, che ancora oggi ospita l’ospedale ginecologico e pediatrico, accoglieva anche creature che venivano abbandonate da famiglie povere o da madri che li avevano concepiti di nascosto.
I bambini abbandonati venivano introdotti in una specie di tamburo di legno di forma cilindrica e suddiviso in due parti, previdentemente chiuso da uno sportello: la prima rivolta verso l’interno e la seconda verso l’esterno. Tale meccanismo permetteva alle persone, senza che nessuno potesse vederle, di depositare i propri neonati. Il trapasso attraverso il pertugio trasformava il bambino in figlio della Madonna (‘o figliu d’ ‘a marònna).
Per un eventuale successivo riconoscimento da parte di chi l’aveva abbandonato, venivano inseriti nella ruota assieme al neonato monili, documenti con i nomi dei genitori o altri segni di riconoscimento.
Al di sopra della ruota degli esposti, vi era un puttino di marmo con la scritta: “O padre e madre che qui ne gettate / Alle vostre limosine siamo raccomandati“.