Visto il momento di crisi, il Governo ha approvato un nuovo decreto che può dare la possibilità ai lavoratori di richiedere il TFR con anticipo.
Il TFR è il trattamento di fine rapporto, sigla TFR, detto anche liquidazione, è in Italia una porzione di retribuzione al lavoratore subordinato differita alla cessazione del rapporto di lavoro, effettuata da parte del datore di lavoro.
La ministra della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha perciò annunciato: “Ci siamo: è stato registrato oggi in Corte dei conti il nostro decreto ministeriale che assorbe e ratifica l’accordo quadro con l’Abi (Associazione delle banche italiane) per l’anticipo del Tfs/Tfr. A breve il testo sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale a scopo solamente conoscitivo, ma è già operativo e dunque la procedura giuridica è formalmente conclusa”.
Tra pochi giorni insomma, sarà disponibile la piattaforma per avviare le operazioni di richiesta di liquidazione dell’anticipo del Tfs e del Tfr. Sempre sul sito sarà anche possibile calcolare la decorrenza dei trattamenti. Nel suo post la ministra spiega inoltre nei dettagli che cosa dovrà fare chi è interessato ad accedere all’anticipo, specificando che il massimo erogabile è di 45 mila euro.
Vediamo di cosa si tratta.
Chi è interessato a ricevere l’anticipo “innanzitutto deve richiedere all’ente erogatore del Tfs/Tfr (ad esempio l’Inps) la certificazione del diritto all’anticipazione“, viene spiegato nel post.
In presenza dei requisiti richiesti, l’ente erogatore, entro 90 giorni dalla ricezione della domanda, rilascerà la certificazione del diritto e dell’ammontare complessivo. Chi ha richiesto e ottenuto la certificazione del diritto potrà poi presentare alla banca la domanda di anticipo. Dovrà allegare alcuni documenti. Anche questi sono specificati nel post della ministra, e sono: “certificazione del diritto all’anticipo; proposta di contratto di anticipo predisposta dalla banca; numero di conto corrente intestato o cointestato per accreditare l’importo finanziato; la dichiarazione sullo stato di famiglia e, nel caso di separazione o divorzio, l’indicazione dell’eventuale importo dell’assegno previsto per l’ex coniuge”.
Sarà poi la banca a prendersi cura di esaminare le domande e concludere il contratto.
“Abbiamo lavorato duramente per raggiungere questo risultato, abbiamo cercato di velocizzare al massimo gli infiniti passaggi e rimpalli burocratici che riguardavano sia il decreto attuativo sia l’accordo quadro. Ma finalmente ci siamo: ora siamo davvero all’ultimo metro prima di poter ridare ossigeno ai tanti pensionati che sono costretti ad attendere anche diversi anni prima di intascare la loro buonuscita e che aspettavano con ansia di poter utilizzare questo strumento”, conclude la ministra.