L’infettivologo Di Pierri ha deciso di rivolgersi agli italiani per lanciare il suo appello.
I timori del direttore delle Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia: “La curva del contagio sale, andrà avanti così ancora per giorni”
“Oggi è stata una giornata difficile, gli ospedali scoppiano“, dice Giovanni Di Perri, infettivologo, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Amedeo di Savoia.
Professore, cosa possiamo aspettarci ora che i contagiati sono migliaia al giorno?
“Andrà avanti ancora per giorni. Non è facile prevedere come possa evolvere, ma certo per qualche giorno la curva salirà. Sono tutti fuori, al ristorante, al bar. Vedo tanta gente ovunque. Credo che molti non abbiano capito. Per provare a intuire come potrebbe andare in una situazione come questa potremmo osservare ciò che è accaduto in Svezia, dove non hanno mai chiuso. Un picco molto alto è stato seguito da picchi più piccoli. C’è un però: anche se non si è mai chiuso, le restrizioni c’erano e lì la popolazione è in generale più disciplinata di quella italiana“.
Pensa che un lockdown dalle 23 alle 5 possa essere sufficiente per ridurre il contagio? O si deve essere più radicali?
“Penso si possa provare a salvare la scuola, ma inevitabilmente immagino che si chiuderà ancora”.
Dice che la giornata è stata difficile, con gli ospedali che stanno cominciando a soffrire davvero. Le riconversioni non sono sufficienti?
“Sono previste altre aperture che saranno già attive da oggi. Per esempio avremo altri venti posti all’Amedeo. Ovunque si aprono nuovi reparti e nuovi posti letto.
Dovremmo farcela“.
Quanti e quali errori sono stati commessi?
“Gli errori sono stati commessi in tutta Italia, a cominciare da un’estate vissuta senza rispetto delle regole. Durante la bella stagione si dovevano cercare risposte, anche fare in modo di avere risorse umane capaci per affrontare questa seconda fase. Invece non abbiamo personale ed è uno dei grandi problemi. Molti ragazzi validissimi e promettenti si laureano con me e se ne vanno all’estero. Solo adesso ne ho cinque in Inghilterra, due in Svizzera, due negli Stati Uniti. Professionisti che non sappiamo tenere. E poi ci si doveva preparare meglio all’autunno: nessuno aveva dubbi che il virus tornasse a correre. Si dovevano disegnare diversi scenari, con ipotesi numeriche differenti, diecimila contagiati, 100mila e scelte conseguenti. Non siamo riusciti a farlo“.
Stesse colpe per tutte le Regioni?
“Direi di sì. Un po’ meglio ha fatto solo il Veneto anche in questo periodo”.
I Sisp, i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle Asl, ora funzionano?
“Sì, però i contagi sono troppo alti, non si riesce a starci dietro. Così le risposte sono molto tardive”.
Abbiamo focolai importanti?
“I contagi sono ovunque, diffusi. In larga parte in famiglia”.
Molti pazienti ammalati di Covid si possono curare a casa. L’assessore ha detto che lei ha elaborato un protocollo per la terapia a casa. Di cosa si tratta?
“In sostanza per la popolazione più anziana viene somministrata eparina a basso peso molecolare perché il rischio per gli anziani è la trombosi. Il secondo farmaco è il desametazone, un antinfiammatorio per i casi più gravi”.
Icardi pare credere molto nell’idrossiclorochina bocciata dall’Aifa. Cosa ne pensa?
“L’uso dell’idrossiclorochina è vietato dalla legge dello Stato. Al momento i dati della letteratura scientifica tendono a escluderne l’uso, tanto è vero che l’Aifa si è pronunciata in senso negativo. L’unica via, se si pensa possa dimostrare buoni risultati, è una sperimentazione. Se viene autorizzata, saranno valutati gli esiti ” .