Tra poco i nostri bambini ritorneranno sui banchi di scuola e forse, non sarà tutto così semplice: si indosserà la mascherina in aula e si dovrà rispettare il distanziamento sociale. Ma come fare con i più piccoli? Come potranno imparare a capire che non possono più abbracciarsi, toccarsi, almeno fino alla fine di questo incubo?
Per risolvere il problema alcuni esperti hanno elaborato un dispositivo geniale: un carinissimo e colorato braccialetto che i bambini potranno indossare e che vibrerà se un bambino si avvicinerà troppo all’atro.
Un braccialetto che si illumina e vibra quando i bimbi non rispettano la distanza interpersonale di sicurezza di almeno un metro, è questa l’iniziativa di una scuola dell’infanzia del Varesotto che ha spiegato: “L’iniziativa sarà sviluppata e spiegata come se fosse un gioco”. Un modo per riportare i bambini a scuola in sicurezza, ma non tutti sembrano essere d’accordo con questo tipo di reintroduzione dei più piccoli nei contesti scolastici: “Così si violano i diritti di crescita dei bambini – spiega la coordinatrice pedagogica Cinzia D’alessandro – è una modalità mostruosa”
Se il Governo Conte attuerà come annunciato, la riapertura degli asili nel mese di Giugno, bisognerà affrettarsi per trovare delle soluzioni rapide e tali da consentire ai piccoli alunni di andare a scuola con totale sicurezza.
Braccialetti ai polsi dei bimbi per far sì che rispettino le distanze di sicurezza interpersonale e non si avvicinino ai compagni: è questo l’iniziativa che vuole adottare un asilo a Castellanza, in provincia di Varese, che vuole riaprire l’istituto ai più piccoli ma vuole farlo in sicurezza e così ha deciso in attesa del via libera di dotarsi di questo sistema high tech già in uso altrove.
Per utilizzare questo dispositivo, bisognerà farlo indossare ai polsi dei piccoli. Su ogno di essi è impostata la distanza minima di un metro tra un bracciale e un altro, in questo modo quando questa non viene rispettata i braccialetti vibrano e si illuminano così da avvisare del pericolo. La scuola “Eugenio Cantoni” di Castellanza ha già acquistato duecento pezzi da un’azienda italiana che li produce e si dice pronta a usarli non appena verrà dato l’ok alla riapertura: “L’iniziativa sarà sviluppata e spiegata come se fosse un gioco, evitando qualsiasi rischio di ansie per le misure anti-contagio – ha spiegato Fabio Morandi, preside della scuola intervistato dall’Ansa – e lo scopo per i bimbi sarà appunto quello di non far illuminare i propri braccialetti”.
A spiegare le modalità di questo “gioco” ai più piccoli ci saranno psicologhe e pedagogiste e mentre si pensa già a un’eventuale sperimentazione anche per i campi estivi o in altri istituti scolastici italiani, non tutti sposano questo progetto adducendo la pericolosità delle ripercussioni di un sistema di questo tipo sui bambini nella fascia d’età compresa tra i 4 e i 6 anni: “Un dispositivo del genere viola i diritti di crescita del bambini perché condiziona la libertà del bambino di poter incontrare l’altro e lo fa incutendo paura – spiega Cinzia D’alessandro coordinatrice pedagogica e presidente del comitato EduChiAmo a Fanpage.it – così impediamo ai piccoli di attuare il gioco libero con gli altri che è fondamentale per lo sviluppo tutti i processi di crescita psicofisici ed emozionali“.
Secondo la coordinatrice D’alessandro è fondamentale per i bambini riprendere il contatto con i propri coetanei ma in assoluta libertà: “Farlo con questi dispositivi è mostruoso, sembra un film di fantascienza – spiega – inoltre il nostro ruolo di educatori viene praticamente ridimensionato a quello di secondini che controllano”.
Pensare a un ritorno a scuola in questo momento è importante ma dev’essere fatto con delle proposte valide e pensate in funzione dei bambini: “Devono essere organizzati turni fissi con piccoli gruppi fissi, questo è l’unico modo per tornare a scuola, in altro modo è assolutamente sbagliato – continua Cinzia D’alessandro – in questo modo si danneggiano in modo permanente i più piccoli nell’età che va dai 3 ai 6 anni che è fondamentale nella loro formazione. Pensare di vietare loro la socializzazione è dannoso: a questo punto è meglio tenerle le chiuse le scuole“.