L’INPS toglie l’assegno di invalidità per chi lavora ma il Governo lo ripristina e pensa ad aumentarlo
La speranza è sempre l’ultima a morire! Questo è un proverbio che trova applicazione proprio in questo caso, quando tutte le speranze degli invalidi sembravano perse.
Facciamo un passo indietro per capire cosa è successo:
Lo scorso giovedì 14 ottobre l’Inps ha pubblicato una comunicazione, rendendo noto di recepire le indicazioni della Cassazione. In base a quest’ultime, l’istituto di previdenza ha fatto sapere che non è più possibile cumulare redditi da lavoro, anche di pochi euro, con l’assegno di invalidità civile erogato mensilmente. Questo significa che tutti gli invalidi, con percentuale compresa tra 74% e 99% e che hanno un lavoro anche di poche centinaia di euro al mese, non potranno più ottenere l’assegno di 287 euro erogato in loro favore. In tal caso il beneficiario avrebbe dovuto scegliere quale trattamento economico fosse più favorevole per se stesso: la rinuncia dell’assegno di invalidità o l’abbandono di qualsiasi attività lavorativa.
Dopo il messaggio dell’ INPS che ha creato sconforto negli aventi diritto all’assegno di invalidità è arrivata la risposta del Governo che porrà subito rimedio a questa “ingiustizia”.
Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, ha proposto un emendamento che ha ripristinato l’assegno di invalidità anche a coloro che lavorano con redditi bassi.
Grande soddisfazione del presidente nazionale dell’ANMIC, Nazaro Pagano, che ringrazia il ministro per la disabilità, Erika Stefani.
Dopo la pubblicazione del messaggio dell’INPS, tutte le associazioni si sono unite in protesa di questa interpretazione iniqua dell’ente. Il ripristino dell’assegno di invalidità ridona ai tanti lavoratori che percepiscono un reddito minimo la possibilità di continuare a lavorare e non dover fare una scelta che vietava l’inclusione sociale.
Attenzione però: l’assegno è stato ripristinato per gli invalidi, ma restano comunque i limiti di reddito da non superare per poterlo percepire: il reddito personale non può superare 4.931 euro all’anno altrimenti si perde il sussidio. Nella determinazione del reddito rilevante ai fini del calcolo, sono valutabili tutti i redditi ai fini IRPEF. Sono esclusi i redditi derivanti da pensioni di guerra, rendite INAIL, indennità di accompagnamento e il reddito derivante dalla casa di abitazione.
La prossima vittoria sarà l’aumento per tutti gli invalidi
Il presidente dell’ANMIC, comunica che il loro impegno non si ferma e continueranno nella lotta a tutela dei disabili in una vera inclusione sociale. Inoltre, c’è ancora un altro passo molto importante da discutere e riguarda gli aumenti della pensione di invalidità a partire dalla percentuale invalidante dal 74%. Ricordiamo che attualmente l’aumento è riconosciuto solo a coloro che hanno una percentuale del 100%.
Il prossimo obbiettivo sarà aumentare anche quest’assegno, dando dignità a tutti coloro che hanno una percentuale di disabilità inferiore al 100%.