Luca Lorini, primario di Bergamo: “Non vuoi vaccinarti? Ok. Ma se ho un posto libero in reparto, lo do a chi crede nel vaccino”.
Immagine: Facebook
Luca Lorini, è il primario di Bergamo e in un intervista a La Repubblica, ha espresso il suo pensiero circa i No-vax, ovvero coloro che hanno deciso di non effettuare il vaccino contro il Covid. Le sue affermazioni, dure, schiaccianti e senza mezzi termini, al punto che le sue parole sono finite al centro della polemica e hanno generato una serie di commenti sui social.
Fin dall’inizio della pandemia, il direttore del dipartimento di emergenza e area critica dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha combattuto con tutta la sua equipe, contro il male che ci sta affliggendo, salvando molte vite umane.
Luca Lorini, il primario di Bergamo: “Sei libero di ammalarti, anche di scegliere di morire”
Il dott. Lorini, che ha lavorato nella città più colpita dalla pandemia, Bergamo, non condivide il pensiero di chi ha deciso di non vaccinarsi perchè questo, a suo parere, è una forma di poco rispetto contro chi è morto e contro chi ogni giorno lavora in ospedale per salvare vite umane.
Il dottor Lorini ha dichiarato che un no vax è non solo libero di ammalarsi, ma anche di scegliere di morire. Ma non è altrettanto libero di togliere un posto letto a chi ha rispettato le misure restrittive. E lo stesso vale, ovviamente, per il vaccino.
“Non vuoi vaccinarti? Ok. Ma se ho un posto libero in reparto, lo do a chi crede nel vaccino”.
Lu stesso nei prossimi giorni sarà uno dei primi italiani a farsi vaccinare. E lo farà per dare il buon esempio ma anche perché appartiene a una delle categorie più a rischio. Il primario ritiene che il vaccino è l’unica luce che può farci riacquistare la speranza fin ora persa, che ci farà ritornare alla normalità.
Luca Laurini ha dichiarato inoltre, di essersi reso conto della portata della tragedia vissuta a Bergamo, solo al termine della prima ondata. Ma che nonostante il dolore e le innumerevoli difficoltà, non potrebbe essere più orgoglioso del lavoro svolto dai sanitari bergamaschi. Che hanno retto alle “orde barbariche“.
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