Olga Freeman, 40 anni, è stata accusata dell’omicidio di Dylan Freeman, 10 anni, suo figlio.
Il bambino è stato trovato morto nella loro casa di Acton, a ovest di Londra: l’esame post mortem ha indicato la causa della morte di Dylan come restrizione delle vie aeree, avvenuta tramite una spugna.
Una madre ha ammesso di aver ucciso suo figlio disabile a causa di un forte esaurimento nervoso mentre, da sola, si prendeva cura di lui, dovendo affrontare così la sua malattia con tutte le restrizioni e i divieti della pandemia.
Lo ha prima imbottito di melatonina, per rendere “più dolce” la sua morte. Poi ha provato a soffocarlo con un reggiseno ma non ci è riuscita. Ha continuato con le mani fino a quando non ha visto una spugna e ha utilizzato quella per togliergli il respiro. Poi lo ha adagiato sul suo letto, circondandolo con i suoi peluche.
Dylan soffriva della sindrome di Cohen, una malattia genetica caratterizzata da ritardo dello sviluppo, inclusa disabilità, piccole dimensioni della testa, muscoli deboli e disturbi della visibilità.
Il padre del ragazzo, il famoso fotografo Dean Freeman, era in Spagna al momento dell’uccisione del figlio. La coppia, sposata nel 2011, aveva divorziato “da diversi anni”,
L’ ex baby sitter di Dylan ha riferito che la donna era stata costretta a rinunciare al lavoro e che il bambino era peggiorato negli ultimi mesi, infatti sferrava calci e pugni a chiunque e lanciava oggetti ovunque.
Il piccolo Dylan frequentava una scuola dove riceveva assistenza cinque giorni a settimana diminuendo il carico di lavoro della madre. Il lockdown però l’ha costretto per mesi a casa scaricando tutto il peso sulla donna che non ha retto allo stress. La donna è stata infatti ricoverata dopo l’omicidio per un esaurimento nervoso e una successiva sindrome psicotica.
Una circostanza che ha fatto sì che la procura della Corona le riconoscesse l’attenuante dell’infermità mentale. Il procuratore Gareth Patterson ha ritenuto valida l’ipotesi avanzata dal perito psichiatrico della difesa. Il pubblico ministero ha dichiarato: “L’imputata è stata recentemente trasferita in ospedale ai sensi del Mental Health Act. L’accusa ha ricevuto dalla difesa un rapporto psicologico del dottor David Bird. La difesa parziale della responsabilità ridotta è da concedere all’imputata sulla base del fatto che in quel momento si è verificato un grave episodio depressivo con sintomi psicotici. Questo viene ritenuto possibile per l’accusa dopo un’attenta valutazione e approfondite ulteriori indagini da parte degli agenti che conducono questa indagine”.
Ad aggravare la situazione del piccolo, c’è stata la chiusura, a causa della pandemia, delle strutture frequentate per tenere a bada la malattia, gestita da personale competente. Con lui è peggiorata anche la salute mentale della madre che aveva addirittura dichiarato in aula di essere il nuovo Gesù e che doveva partire per Gerusalemme. Una circostanza che la testimone ha potuto verificare un giorno quando scoprì che la donna stava cercando veramente un volo per raggiungere la Terra Santa.
L’udienza a carico della donna è stata rinviata ma ormai sembra chiaro che l’accusa di omicidio volontario verrà derubricata in omicidio colposo a causa dei suoi disturbi mentali.
Olga Freeman aveva amato e curato Dylan sin dalla nascita, ma la tensione e le pressioni dei bisogni speciali gravi e complessi di suo figlio si erano accumulate e questo, combinato con la sua salute mentale compromessa, ha portato a conseguenze strazianti.
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