Mario Draghi positivo al covid. Pregliasco suggerisce la terapia contro Omicron 3
Il Covid, purtroppo è ancora tra di noi e nelle ultime settimane si è registrata un’ impennata di casi, fortunatamente non di forme gravi, di positivi, probabilmente infettati dalla variante Omicron 3.
Anche il presidente del consiglio, Mario Draghi, è risultato positivo al covid e il presidente della regione Puglia Michele Emiliano.
Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, Mario Draghi, potrebbe aver contratto la variante Omicron 3, variante maggiormente in circolazione questi giorni.
«È probabile che Draghi abbia preso Omicron 3 – ha detto Direttore Sanitario dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora – ora deve fare almeno 7 giorni di isolamento e gli consiglierei di prendere degli antinfiammatori due volte al giorno, anche se è asintomatico. Il vaccino è efficace sulle forme gravi mentre la copertura ha qualche riduzione nell’arco dei mesi tanto che neanche la guarigione garantisce protezione a vita».
Insomma niente trasferta in Africa per Mario Draghi, fermato dal Covid. La notizia della positività del premier al virus è stata resa nota da palazzo Chigi poco dopo le 12.30 del 18 aprile.
«Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, è risultato positivo al Covid-19 ed è asintomatico», si legge nel breve comunicato, che aggiunge come la positività del capo del governo non gli permetterà di andare in Africa, per la missione legata alla ricerca di fonti alternative di approvvigionamento energetico, con la due giorni in Angola e Congo, prevista da mercoledì prossimo.
Sintomi omicron 3
“Nella maggior parte dei casi, grazie al fatto che la stragrande maggioranza delle persone oggi sono vaccinate, i sintomi più comuni con cui si presenta Omicron sono fortunatamente i più leggeri tra quelli che abbiamo imparato a conoscere finora. C’è sempre un importante coinvolgimento delle vie aeree superiori, ovvero del naso e gola, che è maggiore rispetto a quello dei polmoni. Sembra che ci sia un minor interessamento del gusto e dell’olfatto. E’ stato anche visto che questa variante provoca meno danni diretti alle cellule del polmone, ma “meno danni” non significa “zero danni”. Per questi motivi i tassi di ospedalizzazione sono oggi calati”.
A fare il punto sulla situazione è l’immunologo di Unimore Andrea Cossarizza.
“Le terapie si possono oggi avvalere di nuovi ed efficaci strumenti, quali i farmaci antivirali, che hanno un ampio spettro di azione contro i coronavirus, e gli anticorpi monoclonali, uno dei quali è attivo anche contro questa variante. Questi farmaci vanno somministrati alle persone anziane o a quelle fragili non appena insorgono i primi sintomi.
Dato il tipo di farmaci, la loro somministrazione deve avvenire in ambito ospedaliero. Per i pazienti più giovani, paucisintomatici e senza difficoltà respiratorie resta valido il protocollo ministeriale sulle cure domiciliari basato sulla “vigilante attesa”, intesa come costante monitoraggio dei parametri vitali e delle condizioni cliniche, con la misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno. E con l’eventuale uso di farmaci per i trattamenti sintomatici. Naturalmente ma è fondamentale consultare subito il medico competente e seguirne le indicazioni”.
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