Arriva l’appello di medici ed infermieri, che chiedono un immediato lockdown di 6-8 settimane in tutta Italia, alla luce degli ultimi dati epidemiologici relativi all’emergenza Coronavirus.
Dopo Filippo Anelli (Fnomceo), anche Carlo Palermo (Anaao Assomed) e Alessandro Vergallo (Aaroi), ne fanno richiesta, con lo scopo di appiattire la curva del contagio: “Se si continua con questo trend è facile prevedere che bisognerà fare una qualche selezione tra chi può essere intubato e chi no. Torneremo alla medicina di guerra”.
La situazione negli ospedali sembra precipitare, pertanto, è necessario agire subito.
A lanciare l’allarme è Filippo Anelli, che ha parlato di situazione drammatica e della possibilità di arrivare a contare altri 10mila decessi per Covid-19 entro il prossimo mese. Quando a marzo il governo ha chiuso tutto “stavamo meglio di adesso“, dichiara Carlo Palermo, sicuro che “se si continua con questo trend è facile prevedere che bisognerà fare una qualche selezione tra chi può essere intubato e chi no. Torneremo alla medicina di guerra”.
Questa mattina un appello al lockdown immediato è stato lanciato anche da Alessandro Vergallo, presidente dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri (Aaroi), secondo il quale “ammesso che le misure introdotte dall’ultimo Dpcm funzionino, per vedere i primi risultati bisognerà attendere una decina di giorni”, un tempo che però il Paese sembra non avere.
“Ci aspettiamo un vero e proprio raddoppio nei prossimi giorni. E la nostra è una fotografia del rischio reale”.
Ecco perché Vergallo lancia un appello affinché “tutti facciano la loro parte per scongiurare una chiusura, forse siamo ancora in tempo“. Ma visti i dati, “se non avessimo un’economia così indebolita dovremmo assolutamente andare in lockdown perché gli ospedali sono sovraccarichi”.
Per il presidente degli anestesisti la causa di una simile situazione è da ricercare in parte nella medicina generale di base che “non ha ancora trovato un ruolo in questa lotta alla pandemia”. Per Vergallo, “il numero ufficiale diffuso dal governo degli 8.000 posti letto in terapia intensiva è sovrastimato. Quelli reali e pronti da subito sono almeno 1.000 in meno, ma a prescindere dal numero non si cavalca la seconda ondata potenziando le terapie intensive. Cosi’ si risolve il problema a valle ma non a monte”.
“Occorre non indugiare oltre e assumere iniziative appropriate per il contrasto all’emergenza sanitaria in atto“. Stessa situazione in Campania dove Ciro Carbone, presidente dell’Opi Napoli, l’Ordine degli infermieri partenopeo, ha chiesto “a nome di tutti gli infermieri e infermieri pediatrici dell’Ordine della provincia di Napoli provvedimenti più restrittivi per la tutela della Salute Pubblica e la salvaguardia della nostra famiglia professionale. Gli Infermieri – dice ancora Carbone – stanno lavorando in condizioni estreme, con turni massacranti, con Dpi insufficienti e non sempre adeguati e con la grave carenza di organici più volte denunciata. Il numero di Infermieri e Infermieri Pediatrici contagiati ormai è incontrollabile. Poniamo rimedio prima che sia troppo tardi”.