Regolarmente impiegati eppure percepivano l’assegno sociale: l’ex prefetto di Pordenone ha concentrato l’attenzione su un gruppo di migranti arrivando ad una assurda scoperta. Queste famiglie, percepivano il sussidio spettante ai richiedenti asilo in stato di indigenza ma erano anche impiegati presso delle ditte della zona e incassavano 1500 in busta paga.
Maria Rosaria Maiorino ha preteso che venissero intensificati i controlli sulle mancate dichiarazioni di inizio attività, scoprendo ben presto che il motivo non era una dimenticanza: in tal modo potevano lavorare e ottenere il beneficio statale.
Il Governo italiano infatti, versa per ciascun migrante una somma in attesa che venga loro riconosciuto lo status di rifugiato. Per loro è previsto ogni mese un assegno sociale, che viene però annullato nel momento in cui il migrante comunica alla Prefettura di aver trovato lavoro.
Il bonus di sussistenza perciò cessa di essere versato e il migrante ottiene presso l’azienda in cui lavora, tutti i diritti e doveri di un operaio italiano.
La truffa messa in atto da circa 100 migranti, regolarmente assunti e con uno stipendio, è stata subito scoperta: hanno percepito la busta paga omettendo di dichiararla alle autorità competenti che ha continuato ad erogare, in loro favore, per molto tempo, il sussidio.
Pertanto mensilmente percepivano la doppia entrata. Svolgevano lavori di manovalanza che, anche grazie alla turnazione nel ciclo produttivo della fabbrica, permettevano loro di ottenere salari fino a 1.500 euro.
Cosa accadrà quindi per questi migranti che hanno “truffato” il Governo italiano?
In primis non potranno più ottenere il beneficio economico e otterranno l’espulsione dal programma di sostentamento, visto che percepiscono un reddito che permette loro di vivere dignitosamente. Quei migranti potranno continuare a portare avanti la pratica giuridica per il riconoscimento dello status di rifugiato, fino all’accettazione o meno della loro domanda.