Era asintomatico e aveva sviluppato troppi anticorpi. E’ questo quanto è emerso dall’autopsia sul corpo di Stefano Paternò, il militare di 39 anni che è deceduto lo scorso 9 marzo, una quindicina di ore dopo aver avuto ricevuto la prima dose di Astrazeneca.
Aveva avuto da poco il Covid ma essendo asintomatico, non si era accorto di nulla e ciò è stato fatale: il vaccino ha aumentato la quantità di anticorpi già presenti. E’ quanto accertato dalla perizia dei medici legali che dunque sin da ora «scagiona» in qualche modo il vaccino in sé ma fa uscire dall’inchiesta anche tre dei quattro indagati iscritti a suo tempo dalla procura di Siracusa: il medico e un infermiere dell’ospedale militare di Augusta (Siracusa) dove il vaccino fu somministrato e il medico del 118 che la notte successiva tentò inutilmente di rianimare il sottufficiale della Marina nella sua abitazione di Misterbianco, nel Catanese.
“La causa ed i mezzi del decesso di Stefano Paternò devono essere ricondotti all’arresto irreversibile delle funzioni vitali, consecutivo ad Ards (sindrome da di stress respiratorio acuto), e sussiste correlazione eziologica tra il decesso e la somministrazione del vaccino anticovid19 AstraZeneca“. E’ la conclusione alla quale sono giunti i consulenti della Procura di Siracusa.
Purtroppo, a differenza di quanto suggerito da molti medici, l’Organizzazione mondiale della sanità, non ha mai consigliato di effettuare, prima della vaccinazione, uno screening sierologico per rilevare l’eventuale presenza di anticorpi e quindi sapere di avere contratto il virus senza esserne a conoscenza.
Per questo motivo di suggeriamo di leggere attentamente le informazioni contenute in questo articolo: Covid, Giorlandino: “Serve il sierologico prima del vaccino per valutare eventi avversi”