Non tutte le mogli hanno diritto alla pensione di reversibilità. Ecco i casi
La pensione di reversibilità, detta anche pensione ai superstiti, è un trattamento pensionistico che viene riconosciuto appunto ai superstiti del pensionato deceduto o del soggetto che ancora non ha maturato il diritto alla pensione e che è solo assicurato.
Tale sussidio viene erogato per permettere alla famiglia del de cuis di avere un sostegno economico in sua assenza e garantire una vita dignitosa.
Ci sono dei casi in cui, però, né i figli né la moglie (o il marito) possono richiederla: facciamo chiarezza.
Pensione di reversibilità: a chi non spetta e a chi no?
La pensione di reversibilità spetta ai familiari, ma non a tutti.
Per beneficiare della pensione di reversibilità, infatti, bisogna soddisfare alcuni requisiti. In primis ci sono dei limiti di reddito nel 2022, entro i quali sottostare per beneficiare dell’intero importo (ossia del 60% della pensione percepita dal defunto), mentre in secondo luogo bisogna avere un certo grado di parentela con il pensionato.
Generalmente, infatti, la pensione di reversibilità spetta al coniuge e ai figli: in mancanza di questi la pensione va ai genitori over 65 (purché non siano a loro volta titolari di pensione) o anche ai fratelli e alle sorelle se inabili. Tolte queste categorie di familiari, quindi, non ce ne sono altre alle quali spetta la pensione ai superstiti.
Anche per quanto riguarda mogli e figli però ci sono delle precisazioni da fare, dal momento che ci sono dei casi in cui neppure questi possono beneficiare della pensione di reversibilità; vediamo quando.
Pensione di reversibilità: quando i figli non ne hanno diritto
Prima di andare avanti ricordiamo che la pensione di reversibilità generalmente è pari al 60% della pensione percepita dal defunto. Per quanto riguarda i figli, essi possono percepire la pensione di reversibilità ovvero spetta di diritto quando questi hanno un’età inferiore ai 18 anni.
Generalmente, quindi, sono esclusi dalla pensione ai superstiti i figli che hanno compiuto la maggiore età.
Ci sono però delle situazione che comportano l’aumento di questo limite anagrafico: ad esempio, se il figlio frequenta ancora le scuole superiori il limite di età viene innalzato a 21 anni. In caso di frequenza all’Università, invece, si può godere della pensione di reversibilità fino all’età di 26 anni.
Non spetta la pensione di reversibilità qualora il figlio svolga attività lavorativa, oppure qualora stia frequentando un tirocinio formativo o di orientamento. Questo perché il tirocinio formativo e di orientamento non permette il mantenimento dello status di studente.
Per quanto riguarda l’attività lavorativa, questa fa perdere il diritto alla pensione di reversibilità qualora ne derivi un reddito annuo superiore al trattamento minimo annuo di pensione maggiorato del 30%.
Pensione di reversibilità: quando la moglie non ne ha diritto
Non basta essere una coppia di fatto per avere diritto alla pensione di reversibilità del proprio partner; tra le tutele introdotte con la Legge sulle Unioni Civili, infatti, non c’è quella che riconosce la pensione ai superstiti alle coppie di fatto.
Per coppia di fatto dal punto di vista giuridico si intende una coppia formata da due persone che convivono, hanno deciso di non sposarsi e, al contempo, di non dichiarare la loro convivenza attraverso la registrazione in Comune di un contratto di convivenza.
Per avere diritto alla pensione di reversibilità, quindi, bisogna essere necessariamente sposati.
Anche l’ex moglie non riceverà mai l’assegno di reversibilità, tranne in un caso, ovvero se al momento del decesso percepiva l’assegno di divorzile.
Non ha diritto alla pensione di reversibilità, però, l’ex coniuge che nel frattempo ha contratto nuove nozze.
Inoltre, la moglie non potrà ricevere l’assegno di reversibilità qualora il proprio marito, in vita, non abbia versato almeno 15 anni di contributi nel corso della vita assicurativa o, in alternativa, almeno 5 anni di contributi di cui 3 negli ultimi cinque.
Riceverà invece la riduzione dell’assegno di reversibilità la vedova che supera determinati redditi personali.
Il taglio della pensione di reversibilità, nel caso in cui il beneficiario superstite abbia altre fonti di reddito, subisce dei dagli in base a quanto dichiarato. Le decurtazioni seguono queste percentuali:
-taglio del 25% se il reddito supera 3 volte il trattamento minimo annuale di pensione (ovvero 20.087,73 euro);
-taglio del 40% se il reddito supera di 4 volte il trattamento minimo (ovvero 26.783,64 euro);
-taglio del 50% se supera di 5 volte l’importo del trattamento minimo (ovvero 33.479,55 euro).
Pensione di reversibilità: quando non ne hanno diritto gli altri parenti
Come anticipato, i genitori, i fratelli e le sorelle del defunto hanno diritto alla pensione di reversibilità solo qualora non ci siano coniugi o figli che possono vantare questo diritto.
Anche in tal caso non ne hanno comunque diritto i genitori che non hanno ancora compiuto i 65 anni di età e quelli che sono titolari di pensione diretta. Affinché fratelli e sorelle possano beneficiare della pensione ai superstiti, invece, è importante che questi siano inabili e non titolari di alcuna pensione.
La sintesi dell’articolo:
Chi non ha diritto alla pensione di reversibilità
-il coniuge del defunto che contrae nuovo matrimonio
-il coniuge che non percepisce l’assegno divorzile (per l’Inps se non si ha diritto a tale forma di sostegno economico non si ha diritto nemmeno alla pensione dir reversibilità);-
-i superstiti delle coppie di fatto
-moglie e figli del defunto che in vita non ha versato almeno 15 anni di contributi nel corso della vita assicurativa o, in alternativa, almeno 5 anni di contributi di cui 3 negli ultimi cinque.
-i figli maggiorenni che non frequentano più la scuola e svolgono attività lavorativa.
-Genitori che non abbiano ancora compiuto il 65 esimo anno di età,
-titolari di pensione diretta ovvero non siano a carico del defunto-Fratelli e sorelle non coniugati che non siano inabili o titolari di pensione diretta.
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