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Partito da una email l’ordine ai medici di tacere sul Coronavirus: “il mondo non deve sapere”

Tra la gente emerge il dubbio che forse, non siamo realmente a conoscenza di ciò che si dovrebbe sapere riguardo a questo virus letale. E forse sembra proprio così. Da un e-mail inviata emerge l’obbligo per i medici di tacere sul Coronavirus. Scopriamo nei dettagli

Il messaggio e-mail è stato inviato da Pechino ai ricercatori di Wuhan. «I risultati sull’infezione non vanno pubblicati sui media».

Lo rivela ‘La Stampa‘: bocca cucita agli scienziati.

L’email in questione risale al 2 Gennaio ed è stata inviata dall’Istituto di Virologia di Wuhan, che metteva in allarme la comunità scientifica cinese ed era tassativa su un punto: vietato divulgare a mass media ovvero radio, tv e giornali notizie sulla pericolosità del virus.

Niente. Nulla deve uscire dal Paese, su canali ufficiali e non ufficiali. Il mondo non deve sapere.




«Il comitato sanitario nazionale richiede esplicitamente che tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative a questo virus non siano pubblicati su mezzi di comunicazione autonomi», si legge nella lettera, cioé i social media. E continua: «non devono essere divulgati ai media, compresi quelli ufficiali e le organizzazioni con cui collaborano». Si chiede di «rispettare rigorosamente quanto richiesto». E poi si fanno gli auguri. La direttrice dell’Istituto, Wang Yan Yi, la manda ai vari dipartimenti di virologia e ricerca dopo gli ordini di Pechino.

Silenzio, il mondo non deve sapere
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Il mondo non deve essere a conoscenza di nulla, è questa la notizia che farebbe venire i brividi a chiunque. A riportarla è il quotidiano La Stampa, una notizia che resterà nella mente e nella storia. L’e-mail, inviata da Pechino, proverebbe che questa città sta tentando di nascondere al mondo intero notizie reali sul Coronavirus.

La vicenda

La vicenda risale al 2 gennaio, quando dall’Istituto di Virologia di Wuhan, epicentro dell’epidemia, viene inviata una mail che metteva in allerta la comunità scientifica cinese sulla malattia, fino a quel momento pressoché sconosciuta, ma al contempo vietava di divulgare ai media e all’esterno notizie sulla stessa.

Dopo poche settimane è emersa la notizia ufficiale che Xi Jinping, il Presidente della Repubblica popolare cinese, era a conoscenza della gravità di questo virus già settimane prima che si diffondesse.

Ricordiamo che il primo decesso per Coronavirus è avvenuto lo scorso 8 Gennaio e a distanza di tempo, ancora non sono state trovate cure ufficiali e il virus si sta allargando a macchia d’olio.

Un-email che nasconde la verità al mondo

L’Istituto, ricevuta la direttiva governativa, a sua volta divulgò via mail l’ordine perentorio: il Comitato sanitario nazionale aveva richiesto esplicitamente che “tutti i dati sperimentali dei test, i risultati e le conclusioni relative al virus” non venissero divulgati in modo assoluto.

Quello che gli scienziati dovevano fare…anzi…erano obbligati a fare, era continuare a cercare e studiare il virus in tutte le sue sfaccettature, ma tenendo la bocca chiusa, nessuno doveva sapere circa pericolosità, effetti e conseguenze.

Secondo quanto riporta La Stampa, la direttrice dell’Istituto, Wang Yan Yi, terminava la mail inviata ai vari dipartimenti di virologia e ricerca facendo gli auguri a tutti.




Auguri che vanno estesi al mondo, dal momento che a distanza di quasi due mesi dall’esplosione, il coronavirus ha un nome, Covid-19, ma non ancora una cura. L’epidemia ha causato 2129 decessi, in prevalenza a Wuhan e nella provincia dell’Hubei, e 75.725 contagiati.

Coronavirus, il mistero su un farmaco

A quanto pare le informazioni che non devono essere divulgate sono molte di più. A riportare anche questa notizia è la Stampa e riguarda uno strano mistero su un farmaco usato per guarire dal Coronavirus.

Il 20 gennaio, un 35enne americano si reca Wuhan per trascorrere dei giorni con i suoi parenti e viene contagiato dal coronavirus. Torna negli Usa, si ricovera in una clinica della contea di Snohomish nello Stato di Washington.

Il 27 gennaio, dopo che le sue condizioni sembravano aggravarsi, gli viene somministrato il ‘Remdesivir‘, farmaco antivirale ancora in via di sperimentazione, nato per contrastare il virus dell’ebola.

Il paziente migliora e il 30 gennaio i sintomi spariscono. I risultati vengono pubblicati sul ‘New England Journal of Medicine’ il giorno successivo.

Ma appare strana la tempistica: già il 21 gennaio, la Cina si interessa al Remdesivir. Lo stesso Istituto di virologia che ha inviato la mail il 2 gennaio, fa richiesta del brevetto per trattare i pazienti affetti dal nuovo coroanvirus. Richiesta pubblicata sul sito del medesimo istituto, solo il 4 febbraio.

Quello che andrebbe capito è questo: come è stato possibile che l’Istituto di virologia di Wuhan, sia riuscito a prevedere che un farmaco, ancora in fase sperimentale, potesse forse debellare il Covid-19 e con largo anticipo rispetto alla cronologia dei fatti? In data 21 gennaio, non vi era allerta, non era tanto allarmante la situazione e le città non erano in quarantena.

Cosa ci vogliono nascondere ancora? Che cosa c’è dietro questo virus del terrore?

Fonte: La Stampa