Pensioni più leggere nel 2021: ecco chi presto perderà fino a 170 euro
Pensioni più leggere nel 2021: ecco quanto si apprende e si ipotizza da ultime indiscrezioni. Con i nuovi coefficienti infatti i ratei saranno più bassi. I più penalizzati saranno i lavoratori col sistema contributivo. Scopriamo i dettagli.
Pensioni più leggere dal 2021
Brutte notizie per i pensionati 2021. Da quest’anno ci sarà una riduzione dell’assegno, a causa dell’aggiornamento dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo. Secondo i calcoli della Uil, si perderanno fino a 170 euro all’anno per le pensioni più alte.
Ad avere perdite saranno i lavoratori che accedono al trattamento previdenziale sulla scorta del solo calcolo contributivo. Per chi va in pensione con il sistema misto (ovvero coloro che avevano meno di 18 anni di contributi alla fine del 1995) il taglio è più ridotto perché ci sarà una parte della pensione calcolata con il sistema retributivo.
I neo-pensionati che vanno incontro a questa sorpresa sgradita sono ad esempio coloro che scelgono l’uscita con opzione donna. Con un’uscita dal mondo del lavoro a 67 anni, si rischia un taglio di 101 euro.
In questo modo l’importo totale (con una pensione di 1500 euro lordi) che per il 2020 era di 19.614 euro, passerebbe a 19.513. Se sale l’importo mensile sale anche la quota “tagliata”. Qualche esempio: con un assegno di circa 2000 euro lordi mensili si registra una stangata di 136 euro sull’importo complessivo previsto per il 2021 se rapportato a quello del 2020. Con un assegno di 2500 euro lordi mancherebbero all’appello su base annuale circa 170 euro.
Chi lascia il posto di lavoro a 62 anni nel 2021 perderà circa 70 euro lordi rispetto al 2020 con un assegno di 1500 euro al mese. Si sale a 94 euro per un assegno di 2000 euro lordi e 117 per un assegno da 2500 euro lordi al mese. Insomma la revisione dei coefficienti andrà a penalizzare parecchie persone.
“La revisione automatica dei coefficienti per il calcolo delle pensioni con il sistema contributivo, che nel 2021 comporta una nuova leggera riduzione di questo valore, dovrebbe essere rivista e diventare oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali, come prevedeva all’origine la legge Dini del 1995” commenta il segretario confederale della Cisl, Ignazio Ganga.
“Questa esigenza, così come quella di superare l’automatismo dell’incremento dei requisiti pensionistici per aspettativa di vita ed in generale la richiesta di migliorare il sistema contributivo superandone gli aspetti più iniqui – sottolinea – è stata posta al ministra del Lavoro negli incontri tenutisi nei mesi scorsi. Auspichiamo che, quanto prima, sia possibile riprendere il confronto con il Governo sulla previdenza poichè la legge di bilancio non ha minimamente riscontrato le nostre aspettative. Invece, nella difficile situazione in cui si trovano oggi milioni di lavoratori – conclude – è importante dare certezze sulle regole per andare in pensione dal 2022, ripristinando flessibilità nell’accesso, garantire la tenuta del potere di acquisito degli assegni pensionistici e sostenere il reddito dei pensionati con particolare riguardo a chi si trova in condizioni economiche difficili, ampliando la platea della cosiddetta quattordicesima e non procrastinando ulteriormente la perequazione sui trattamenti in essere”.