Perché Nicola indossava le scarpine?: “La madre non gliele ha tolte per non svegliarlo. E’ abituato a muoversi in campagna da solo”
Nicola, il piccolo ritrovato nel Mugello, sta bene ed è stato dimesso dall’ospedale ma le indagini continuano perchè certi misteri vanno svelati e chiariti. Perchè Nicola aveva i sandali quando si è incamminato nel bosco? Era riuscito a metterli da solo prima di uscire? A chiarire i dubbi sono gli stessi genitori. Gli inquirenti vogliono chiarire come abbia fatto un bambino di meno di due anni ad allontanarsi da casa, percorrendo a piedi circa 4 chilometri e trascorrendo fuori un giorno (torrido) e due notti senza cibo né acqua.
“Nicola aveva le scarpine perché si era addormentato in braccio a sua madre, che poi l’ha messo nel letto. Per non svegliarlo, visto che fatica ad addormentarsi, non glieli ha sfilati”.
Questa la spiegazione, fornita ai microfoni di Mattino 5, da Leonardo Tanturli, il padre del bambino di 21 mesi che la sera tra lunedì e martedì si è allontanato dalla sua casa, ha trascorso un giorno e due notti fuori ed è stato ritrovato ieri mattina, illeso ma spaventato, a circa tre chilometri dall’abitazione della sua famiglia.
Inoltre, ha spiegato anche il “mistero” della porta aperta: “Era chiusa, Nicola se l’è aperta. Da pochissimi giorni era arrivato alla maniglia. La porta era chiusa ma non a chiave, perché non siamo abituati a fare così essendo nell’orto di casa”.
Tra gli elementi emersi nella ultime ore c’è un precedente: lo scorso anno infatti si allontanò da casa il fratellino di Nicola, ritrovato a circa un chilometro da casa da un vicino che lo avvicinò e avvisò i genitori.
Il padre di Nicola ha tante volte chiarito che i suoi figli sono abituati a vivere senza restrizioni in quel territorio, tra la natura: «Mio figlio è forte e abituato a muoversi in campagna»
Alle domande poste dal giornalista de Il Corriere, il papà risponde:
Perché avete dato l’allarme solo al mattino, nove ore dopo?
«È stato un errore, riconosco che abbiamo sbagliato. Certo, eravamo molto preoccupati, ma conosco bene la zona. Io e la mia compagna pensavamo di riuscire a trovarlo presto. Dopo alcune ore, visto che lo chiamavamo e non rispondeva abbiamo pensato che si fosse addormentato vicino a casa, così abbiamo pensato che all’alba si sarebbe svegliato e l’avremmo ritrovato. Purtroppo non è stato così, a quel punto abbiamo chiamato il 112».
Dove lo avete lasciato?
«Nicola non aveva fatto il riposino pomeridiano. Alle 6 del pomeriggio la mia compagna l’ha messo nel nostro letto, senza pannolino con la cerata. Alle 7 e mezza era ancora lì. Poi lei è andata a fare l’orto. Io ero lontano, in un’altra località, a controllare le arnie, sono tornato tardi. Alle 9 di sera abbiamo cenato, eravamo convinti che fosse ancora a letto. A volte fa così e tira fino alla mattina dopo. Alle 10 abbiamo fatto rientrare le capre nel recinto e le abbiamo munte. Abbiamo finito a mezzanotte, siamo andati a letto e solo allora ci siamo accorti che non c’era più».
Era la prima volta che si allontanava da solo?
«Sì. Vivendo in campagna è abituato a camminare in autonomia, ma finora solo per alcune decine di metri. Non si era mai spinto così tanto. Negli ultimi tempi è cresciuto di qualche centimetro, adesso riesce a raggiungere la maniglia. Deve avere aperto la porta, forse non ci ha trovato e iniziato a cercarci».
A quel punto che cosa avete fatto?
«Abbiamo guardato vicino alla casa. Dopo un paio d’ore mi è sembrato di sentirlo. C’era vento, ho immaginato che quella voce venisse da sud, dove c’è anche un pozzo. Siamo tornati indietro ma non l’abbiamo trovato».
Eravate convinti che fosse rimasto nei dintorni?
«Sì e che si fosse addormentato. Abbiamo cercato di fare rumore con le pentole, abbiamo gridato, l’abbiamo chiamato. Niente. A quel punto abbiamo avuto paura».
Che cos’è avete pensato in questi due giorni?
«A tutto. A cominciare dai lupi, ma poi ho considerato che avrebbero aggredito anche le capre. Allora ho temuto che anche i cinghiali potessero fargli del male o addirittura i miei due cani. Ma poi, ragionando, mi sono convinto che non poteva essere stato nessun animale».
Da quanto tempo vivete qui in montagna?
«Da 12 anni. Abbiamo deciso di fare una scelta di vita. Produciamo miele, gli animali li teniamo per le nostre necessità. I nostri figli sono cresciuti qui. Sono abituati a muoversi da soli. Nicola la mattina si sveglia presto, anche prima del fratello. Spesso da solo ci raggiunge mentre siamo nel recinto delle capre».
Quando vi ha visto cosa ha detto?
«Lui parla ancora poco, ha detto “mamma” e poi che aveva fame. Ci ha abbracciato, per noi è stata una gioia fortissima».
Come sta?
«Ha qualche livido sulle gambe e un bernoccolo. (Il papà solleva gli occhi lucidi e accenna un sorriso). È andata bene».