Gli sciacalli entrano in azione quando si è difronte ad una tragedia: che sia un terremoto, un eruzione vulcanica, un disastro sanitario come la pandemia: si impossessano illegalmente di tutto ciò che appartiene alle persone colpite dal dramma, semplicemente per portarsi a casa un bottino di oggetti di valore, anche danneggiando la persona. Esattamente quello che è successo in decine di ospedali, in quei reparti in cui sono ricoverati pazienti che stanno ormai per morire. I casi sono emersi dopo le numerose denunce dei familiari che, dopo la morte dei familiari, non ricevevano in cambio nessun affetto personale.
Il primo caso è successo al San Camillo – con il furto della fede, degli occhiali e dei vestiti a un signore di 68 anni appena deceduto – non è purtroppo un caso isolato.
L’episodio raccontato da Repubblica ha dato l’imput a molte famiglie di raccontare le loro disavventure. Tutte storie molto tristi, che fanno emergere quanta cattiveria giace nel cuore di questi sciacalli, che non hanno pietà neppure in questo periodo di grande dolore. “A mia madre novantenne hanno tolto una collana d’oro e persino le pantofole!“, grida con rabbia e incredulità Lietta, a cui segue Mara: “A mia nonna la fede. Purtroppo ci sono persone disumane, fregano anche i diavoli”.
Tra le testimonianze pubblicate sulle pagine Facebook ‘la Repubblica – Roma‘ e ‘la – Repubblica‘, c’è anche quella di Giulia, che ha vissuto l’esperienza in prima persona: “Anche io quando mi sono risvegliata dalla terapia intensiva ero più leggera…via catenina d’oro e bracciali”.
Reagire dopo un lutto diventa complicato e difficilmente la refurtiva torna indietro. Giovanna infatti dice di “aver sporto regolare denuncia, ma figuratevi se riavremo mai qualcosa“. Si riferisce a ciò che è accaduto al padre: “È scomparso per il virus al Cardarelli l’11 novembre scorso e sono spariti fede, orologi e indumenti”.
Il ricordo di Milena è davvero molto doloroso, che racconta di un taglio ritrovato sulla falange del padre: “È successo lo stesso con il mio povero papà: gli hanno ferito persino il dito per portare via la fede sua e quella della mia mamma che era morta solo un mese prima, sempre nello stesso ospedale! Glieli hanno sfilati ancora vivo ma sofferente“.
Gli sciacalli del Covid sono ovunque. “A me a Viterbo è successa la stessa cosa“. “Non ho più riavuto l’orologio d’oro che la mamma portava sempre, anche quando è stata ricoverata. Purtroppo – lamenta Daniela, scossa dall’evento accaduto un mese fa all’Ospedale Civile di Pordenone – non ho più potuto vedere la mamma e nemmeno l’orologio! Questa è una macchia che non dimenticherò mai, solo per il valore affettivo che aveva quell’oggetto”.
Da Teramo, Giuliana scrive: “A mia suocera ,in punto di morte, hanno rubato la catenina d’oro. Che vergogna“. Nel dibattito social intervengono anche diverse infermiere, che condannano i furti ma consigliano sempre “di non portare cose di valore quando si viene ricoverati“.
A parlare e anche Gabriella che cerca di far capire come comportarsi: “Occorre sapere che i vestiti e gli oggetti di un paziente Covid sono infetti. Per questo i vestiti non si possono restituire ma vanno smaltiti tra i rifiuti speciali. È tristissimo ma è così. Per quanto riguarda gli oggetti personali come anelli, collane, occhiali, dentiere e cellulari si fa una cosa che si chiama spoglio valori in presenza di una guardia giurata. Si mettono poi in una cassaforte per essere ritirati da una persona della famiglia“.
Le famiglie sono molto arrabbiate e chiedono giustizia per quanto accade: non si può sommare il dolore della malattia e della morte di un caro, al furto degli oggetti a loro più cari, unico ricordo indossato prima di non esserci più.
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