La pressione alta o bassa, come molte altre patologie dà diritto all’esenzione, legge 104 e invalidità. Scopriamo maggiori dettagli.
Quando il cuore batte, produce il pompaggio di sangue attraverso le arterie in ogni angolo del corpo. Affinché questo sia possibile, deve esserci una forza che guida il sangue attraverso i vasi sanguigni. Questa forza è conosciuta come pressione sanguigna.
In altre parole, la pressione sanguigna è la forza esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie che attraversa, che verrà determinato dal pompaggio del sangue dal cuore.
Quando il cuore pompa il sangue lo fa attraverso due fasi:
Fase sistolica: in questa fase l’arteria del cuore si contrae e c’è un forte pompaggio di sangue dal cuore attraverso le arterie. I livelli di pressione sanguigna che corrispondono a questa fase, sono chiamati pressione sistolica.
Fase diastolica: si verifica immediatamente dopo la fase sistolica. A questo punto il cuore si rilassa e permette al resto del sangue di fluire attraverso di esso. Corrisponde ai livelli più bassi e questa pressione è conosciuta come pressione diastolica.
Si parla di pressione bassa quando essa scende sotto i 90 mmHg di massima e 60 mmHg di minina ed è proprio in questo caso che si avvertono: nausea, capogiri, visione offuscata, sensazione di testa leggera, svenimenti.
Si parla anche di pressione arteriosa alta quando la massima si aggira su 140/160mmHg di massima e 90/100 mmHg di minima.
Con l’ipertensione non si scherza, questo lo si sa. Valori eccessivamente elevati di pressione possono mettere a repentaglio la nostra salute, andando incontro a insufficienza renale, infarto e ictus. Pertanto, chi soffre di pressione alta, deve assolutamente tenere sotto controllo la situazione.
Le malattie cardiache, come l’infarto, sono incluse nell’elenco delle principali cause di morte in tutto il mondo. Questo significa che il numero di persone affette da un problema cardiovascolare, è abbastanza elevato e, indipendentemente dall’età, è possibile soffrirne.
Ci sono diversi motivi per cui le malattie cardiovascolari sono tra le principali che colpiscono l’uomo, uno di questi è la pressione sanguigna alta.
Ci si chiede, dunque, se il lavoratore o l’individuo che soffre di pressione alta o bassa abbia diritto ad assentarsi per malattia e al riconoscimento di una percentuale d’invalidità o di un handicap: in altre parole, quali sono i diritti di chi soffre di pressione?
Per capire se un lavoratore ha diritto all’esenzione e ulteriori agevolazioni, bisogna indagare su questa malattia:
-Se si tratta di un episodio isolato di ipertensione può determinare, a seconda della gravità, il diritto ad assentarsi per malattia.
-La percentuale di invalidità invece, può essere assegnata per l’insorgere di particolari patologie in seguito alla pressione alta. Inoltre, se il lavoratore o il soggetto che soffre di pressione alta non riesce a lavorare o svolgere una vita normale a causa di questa patologia, che sembra progredire e mai migliorare, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa, può essergli riconosciuto un handicap.
Dal 2017 finalmente anche a chi ha problemi di pressione arteriosa è stato attribuito un codice di esenzione poichè identificata come malattia invalidante.
Insieme analizzeremo quali sono le tutele per chi soffre d’ipertensione, ovvero l’esenzione a cui si ha diritto, l’applicabilità della legge 104 e se presente una pensione di invalidità.
Il nuovo elenco prevede che l’esenzione per “ipertensione arteriosa” venga suddivisa in due codici:
-0A31 IPERTENSIONE ARTERIOSA (SENZA DANNO D’ORGANO)
-0031 IPERTENSIONE ARTERIOSA CON DANNO D’ORGANO.
Tale suddivisione consente di individuare meglio le prestazioni da concedere in esenzione per il monitoraggio della patologia, in relazione alle diverse esigenze assistenziali, e consente di dare a ciascun assistito ciò di cui ha effettivamente bisogno.
Prestazioni esenti per “ipertensione arteriosa 0A31”
-Clearance della creatinina
-Potassio [S/U/dU/(Sg)Er]
-Esame delle urine chimico, fisico e microscopico
-Prelievo di sangue venoso
-Radiografia del torace di routine
-Elettrocardiogramma
-Monitoraggio (holter delle 24 ore) della pressione arteriosa
-Esame del fondo oculare
In presenza di danno d’organo (0031)
Oltre gli esami con patologia 0A31, vengono aggiunti per danno d’organo codice 0031, anche i seguenti esami:
Anamnesi e valutazione brevi, storia e valutazione abbreviata.
Colesterolo HDL
Colesterolo totale
Glucosio
Sodio
Trigliceridi
Urato
Emocromo
Fibrinogeno funzionale
Ecocardiografia
Holter cardiaco
L’esenzione deve essere richiesta all’Azienda sanitaria locale (ASL) di residenza, presentando una certificazione che attesti la presenza di una o più malattie incluse nell’elenco, rilasciata da una struttura ospedaliera o ambulatoriale pubblica. A tale fine, sono validi anche:
-copia della cartella clinica rilasciata da una struttura ospedaliera pubblica;
-copia del verbale di invalidità;
-copia della cartella clinica rilasciata da una struttura ospedaliera privata accreditata, previa -valutazione del medico del Distretto sanitario della Azienda sanitaria locale di residenza;
-certificati delle Commissioni mediche degli Ospedali militari;
-certificazioni rilasciate da Istituzioni sanitarie pubbliche di Paesi appartenenti all’Unione europea.
Sulla base di tale certificazione, l’Azienda sanitaria locale di residenza dell’assistito, nel rispetto della tutela dei dati personali, rilascia un attestato (attestato di esenzione) che riporta la definizione della malattia o condizione con il relativo codice identificativo e le prestazioni fruibili in esenzione.
Chi ha pressione alta, può aver diritto anche all’invalidità, a patto che essa determini una riduzione della capacità lavorativa, in base a quanto previsto dalle linee guida dell’Inps.
Le percentuali di invalidità attribuite alla pressione arteriosa si possono così elencare:
-ipertensione arteriosa non complicata: 10%;
-ipertensione arteriosa non complicata non controllata dalla terapia medica: dall’11% al 20%;
-ipertensione arteriosa con iniziale impegno cardiaco: dal 21 al 30%;
-cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado medio: dal 31 al 50%;
-cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado medio-severo: dal 51% al 70%;
-cardiopatia ipertensiva con impegno cardiaco di grado severo: dal 71% all’80%;
-cardiopatia ipertensiva scompensata: dall’81 al 100%
-arteriopatie ostruttive croniche, arteriosclerosi e aterosclerosi : 21/80%
In base alle percentuali attribuite, il soggetto può aver diritto alla pensione d’inabilità civile o d’inabilità al lavoro, all’assegno di assistenza per invalidi civili parziali, o all’assegno ordinario d’invalidità e ad ulteriori prestazioni, economiche e di altro genere.
Chi soffre di pressione alta ha diritto anche alle agevolazione della legge 104.
Anche in questo caso, se il soggetto affetto da pressione arteriosa alta deve avere disagio fisico, psichico e difficoltà a lavorare o vivere una vita normale.
Le agevolazioni sul lavoro consistono generalmente in permessi retribuiti, nel congedo straordinario e altri vantaggi legati alla sede di lavoro e al lavoro notturno. Questi benefici non sono tuttavia automatici, ma il lavoratore deve fare una richiesta per poterne usufruire.
In base alla gravità dell’handicap riconosciuto (non grave, in situazione di gravità, superiore ai due terzi), l’interessato ha diritto ai benefici riconosciuti in suo favore, in relazione al tipo di disabilità ed alle proprie capacità complessive.
Il lavoratore che soffre di pressione alta, o di patologie dell’apparato cardiocircolatorio ha diritto ad ore di lavoro o assenze dal lavoro retribuite sia per effettuare analisi sia in caso di di malessere in seguito a terapie o trattamenti subiti.
Perché le assenze siano indennizzabili come malattia, è necessario che il soggetto dimostri difficoltà concreta a recarsi a lavoro; in particolare, secondo l’Inps, è verificato il requisito della temporanea incapacità lavorativa del dipendente quando:
-la permanenza nel luogo di cura si protrae per tutta la giornata lavorativa;
-le tempistiche necessarie per rientrare dal luogo di cura non consentono la presenza in azienda del lavoratore.
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