Trani, giovane donna uccisa dal Covid a 31 anni: complicanze dovute all’obesità
Il Covid continua ad uccidere, non solo gli anziani. In un analisi condotta dall’Istituto Superiore di Sanità, emerge un dato significante: in presenza di patologie pregresse, il Covid può diventare letale a qualsiasi età. Tra le malattie che possono creare complicanze, al primo posto, vi è l’ipertensione arteriosa, seguita da diabete di tipo 2 e obesità.
Sono invece 173 i pazienti morti per covid, su un campione di 5.000 deceduti, con assenza di patologie, ma uccise semplicemente dalla polmonite da Coronavirus.
La storia di una giovane donna pugliese mette in evidenza quanto l’insidia di complicanze da Covid sia pericolosa, anche semplicemente a causa dei chili di troppo.
Donna uccisa dal Covid a 31 anni
Una donna di 31 anni, residente a Trani, è morta alcuni giorni fa, per le complicanze innescate dall’obesità dopo aver contratto il virus: aveva un’obesità di terzo grado, ovvero la forma più importante – “severa”, dicono i medici – che aveva affaticato il cuore.
Nonostante la giovane età, la situazione è precipitata al punto che il cuore della ragazza non ha retto.
“L’obesità è uno dei più importanti fattori di rischio per chi si ammala di Covid-19, anche se si tratta di persone non troppo avanti con l’età“, dichiarano gli specialisti della Bat, la sesta provincia pugliese.
Lo stesso Istituto superiore della sanità (Iss), ha affermato che “sono molti studi che hanno evidenziato come la presenza di obesità, specie nei giovani adulti, aumenti il rischio di complicanze e morte in persone affette da Covid”.
“L’obesità è di per sé associata a diversi problemi di salute che possono aumentare questo pericolo”, ricordano dall’Istituto. I chili in eccesso generano infiammazione, abbattono il istema immunitario, indeboliscono gli organi più importanti.
“E non dobbiamo dimenticare che questa pandemia può peggiorare la situazione specialmente nelle possibili condizioni di lockdown, in cui – si legge nella stessa nota dell’Iss – una limitazione dei movimenti delle persone potrebbe portare ad avere difficoltà di accesso a cibi salutari, a eccedere nelle porzioni, a non riuscire a fare sufficiente attività fisica e ad avere difficoltà nell’accesso ai servizi per la cura”.