Il cancro al colon è un tumore molto temuto a causa della sua velocità di diffusione e a causa di sintomi spesso poco decifrabili che non permettono di fare diagnosi precoce. Mentre la causa esatta del cancro al colon non è stata ancora individuata, i ricercatori hanno trovato diversi fattori che possono aumentare o diminuire il rischio di ammalarsi. Il cancro al colon fa molta paura e può essere devastante.
Fino a diversi mesi fa, per poter fare diagnosi precoce di tumore al colon era necessario effettuare una colonscopia, esame molto invasivo che si esegue introducendo una sonda nella parete interna del colon per esplorare l’interno ed individuare eventuali masse cancerogene.
Oggi però, grazie al progresso della medicina, si potrà fare diagnosi precoce senza disagio, fastidio e dolore.
Messo a punto dai ricercatori dell’Università di Bologna, si tratta di un semplice esame del sangue e la diagnosi è sicura quanto potrebbe esserlo la colonscopia.
Efficace e non invasivo, i ricercatori di Unibo hanno messo a punto un test per la prevenzione del tumore del colon-retto. Si tratta di un ‘semplice’ esame del sangue (ne basta un millilitro). Quelle poche gocce sono in grado di fornire una diagnosi precoce del tumore del colon-retto, una delle più diffuse forme di cancro al mondo.
Il gruppo di studiosi dell’Università che ha messo a punto il test, ha confermato la reale efficacia di un test diagnostico (già brevettato) che permette di ottenere risultati affidabili in modo semplice.
Pubblicato sul Journal of Advanced Research, i ricercatori bolognesi potranno vantare di aver ottenuto il primo test non invasivo per la diagnosi precoce del cancro al colon “Questo nuovo metodo è veloce, affidabile, efficace ed economico – spiega Rossella Solmi, ricercatrice dell’ateneo tra gli autori dello studio – . I risultati che abbiamo ottenuto da questo studio, insieme ai dati già ottenuti in precedenza, ci confermano che il test ha un alto livello di sensibilità e un’elevata capacità di distinguere i pazienti sani da quelli a rischio”.
Se un medico sospetta pertanto che il paziente possa avere un cancro al colon, potrà procedere con la prescrizione dell’esame del sangue, che si basa sull’analisi del livello di espressione di quattro marcatori genetici (CEACAM6, LGALS4, TSPAN8 e COL1A2, riassunti nella sigla CELTiC) collegati alla presenza della malattia. Qualora risultasse positivo, potrà abbinare la colonscopia per l’ispezione visiva diretta.
I quattro marcatori sono stati inizialmente individuati attraverso un’analisi bioinformatica e la loro efficacia è stata poi testata con buoni risultati su gruppi di pazienti sani e pazienti affetti da carcinoma del colon-retto. In seguito, è stata fatta una nuova indagine su un gruppo di pazienti risultati positivi all’esame Fit e poi sottoposti a colonscopia, dalla quale è emersa la capacità del test di distinguere anche i soggetti sani da quelli che avevano ottenuto risultati falsi-positivi e di individuare i soggetti con lesioni che possono portare allo sviluppo della malattia.
“Il nostro obiettivo era valutare la capacità del test di distinguere i soggetti risultati negativi all’esame Fit – rivela Solmi -. Per farlo abbiamo coinvolto 174 volontari, che voglio ringraziare perché il loro contributo è stato indispensabile”.
“I dati ottenuti ci hanno consentito di porre le basi per ottenere i valori soglia dell’espressione dei quattro marcatori in soggetti certamente sani nella fascia di età dai 50 ai 70 anni, e abbiamo potuto rilevare anche interessanti differenze di espressione di alcuni dei marcatori in relazione al sesso e all’età”. Il nuovo test nato dalla ricerca Unibo conferma insomma le sue potenzialità diagnostiche e potrebbe rivelarsi uno strumento grazie al quale aumentare sensibilmente il numero di persone sottoposte a controlli preventivi per questa pericolosa malattia.