L’ira assurda e ingiustificata di un padre inizia quando suo figlio, laureato in medicina, viene fotografato in compagnia di un noto personaggio televisivo.
Il padre ha così pensato di spiare e spezzare le mani al figlio omosessuale, distruggendolo professionalmente, visto che il ragazzo di mestiere fa il chirurgo e le mani sono fondamentali per operare con massima precisione.
La vicenda, raccontata su La Stampa, ha avuto conseguenze penali non ancora concluse.
La vicenda è emersa quando il ragazzo è stato paparazzato in compagnia di un famoso attore, in situazioni di intimità, mentre trascorrevano le vacanze insieme in una bellissima località turistica francese. Il padre, ha compreso subito che suo figlio fosse omossessuale, che aveva tenuto nascosto alla famiglia il tutto e deluso, a causa delle sue convinzioni errate, ha deciso di dichiarargli vendetta.
Il chirurgo ha tentato di coinvolgere la sua famiglia nella sua vita privata, ricevendo però poca comprensione e ha dichiarato: “Era la prima volta che parlavo della mia omosessualità. Mia madre stava molto male e volevo renderla partecipe della mia vita prima di perderla. Mio padre, all’inizio, l’aveva presa bene. Il mio compagno veniva a pranzo, a cena. Mi aspettavo una reazione paterna, non una cosa del genere”.
Il padre ha così perso totalmente la ragione: è diventato violento nei confronti della moglie che, dopo minacce e percosse, ha chiesto il divorzio.
L’anno successivo ha poi pagato un uomo per massacrare il compagno del figlio e pedinare la coppia. Ma qui accade qualcosa di imprevisto: l’uomo incaricato della violenza, non ha intenzione di portare a termine il suo compito e confessa tutto al figlio: “Un giorno esco dallo studio e mi avvicina un tizio. Mi dice che mio padre l’ha pagato per spezzarmi le mani. Mi dice anche che non ha nessuna voglia di farlo, gli sono sembrato un bravo ragazzo e non vuole rovinarmi la vita”.
I due si accordano, si finge un’aggressione per fornire al padre le prove fotografiche della missione compiuta, che comprendeva anche l’ordine di bucare le ruote alla sua nuova automobile.
Dopo pochi mesi, scatta la denuncia verso il padre: “All’inizio non volevo, avevo paura. Per più di due anni ho vissuto sotto scorta. I miei amici mi venivano a prendere e mi riportavano a casa. Li tenevo costantemente aggiornati sui miei spostamenti. Avevo paura anche solo ad andare in giardino, perché temevo che qualcuno potesse saltare la recinzione. È vero, quell’uomo pagato per picchiarmi mi aveva avvisato, ma un altro avrebbe fatto lo stesso?“.
Ora i due si parlano soltanto tramite gli avvocati: “Mi sono interrogato tante volte sulle sue azioni. Forse gelosia, forse invidia. Forse non sopportava che sfuggissi al suo controllo. Io come mia madre”. Sui social network il padre scriveva: “La vendetta è un piatto che va consumato freddo”.
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