“Sono senza parole. Poteva anche andare peggio“. A parlare è la mamma di un bambino di 12 anni, che al Giornale.it ha raccontato la vicenda che ha coinvolto suo figlio, durante un campo estivo organizzato dalla Lega navale italiana all’Idroscalo di Milano.
La donna, che ha preferito non fosse pubblicato il suo nome, ha dovuto accompagnare suo figlio in ospedale dopo una giornata al campo estivo dove, le assistenti del centro, lo hanno costretto a camminare sull’asfalto bollente sotto una calda giornata di sole. Il motivo? Per punirlo!
Tutto è iniziato quando, secondo quanto dichiarato dalla madre, “durante il pranzo, mio figlio si è alzato per fare una domanda all’istruttore”.
Sarebbe proprio a causa di quel comportamento, forse giudicato scorretto, che uno degli istruttori avrebbe deciso di “punire” il 12enne, facendolo “correre avanti e indietro per 4 minuti in un’area di cemento, sotto il sole delle ore centrali della giornata“.
Non solo. All’obiezione del bambino, che faceva notare di non poter correre, avendo le ciabatte infradito, l’istruttore gli avrebbe risposto: “Lo fai a piedi nudi“. Poco dopo, racconta la mamma, “alle13.45 siamo stati avvisati che il bambino stava male e non riusciva a camminare, siamo andati a prenderlo e lo abbiamo portato in ospedale. Ora mio figlio ha bolle su tutta la pianta dei piedi e un’ustione di secondo grado profonda”.
Il tutto sarebbe avvenuto sotto gli occhi degli altri bambini e degli istruttori (5 secondo quanto riferito dalla madre, 3 a detta del responsabile dei campus della Lega navale italiana): “La cosa che più mi ha colpita– ha raccontato la donna-è che c’erano 5 istruttori e mio figlio mi ha detto che ridevano tutti, sia bambini che istruttori. Nessuno ha fatto niente per fermare quello che stava succedendo”.
E la vicenda avrebbe anche potuto finire in tragedia: “Mio figlio sarebbe potuto svenire per il caldo, cadere e picchiare la testa sull’asfalto. Poteva andare peggio“. Ma, se sentiva male, perché il bambino non ha smesso di correre? “Mio figlio mi ha detto che non poteva fermarsi, perché era una punizione. Dovrebbero invece mettere in atto controlli più puntuali e pensare a una formazione per gli istruttori”. Oltre alle conseguenze fisiche, ora il 12enne e la sua famiglia dovranno affrontare anche l’impatto psicologico: “È stata una punizione sproporzionata, bisognerà fargli capire quali sono i comportamenti giusti, quali accettare e a quali ribellarsi”.
I genitori del ragazzo hanno sporto denuncia alle autorità competenti ed è stata contattata la presidente del centro che ha assicurato l’avvio di un’indagine interna e la sospensione della persona ritenuta responsabile del fatto.
Il responsabile della struttura dice di non essere a conoscenza di tutto ciò e resta incredulo difronte a tale gravità: “Siamo molto sorpresi della cosa. Non è mai stato applicato nulla di simile e non abbiamo mai adottato sistemi del genere. Da noi non esiste proprio il concetto della punizione“. Al momento, ha aggiunto, “stiamo raccogliendo i fatti e le dinamiche, mi è stato riferito di lesioni alla pianta dei piedi e non ho motivo di dubitarne, nonostante non abbia visto il certificato. Bisogna ancora definire i motivi che hanno spinto l’istruttore, che è stato sospeso, a prendere questa decisione”. A quanto risulta, “non c’erano situazioni problematiche e questo ci rende scettici sulle modalità dello sviluppo, perché mi sfugge il nesso tra causa ed effetto ed è stato uno sviluppo inaspettato, ma sono in corso accertamenti e azioni disciplinari“. Ravaglia si è detto “sconcertato” e ha assicurato: “Non è mai avvenuto niente del genere”.