Quella che vi descriviamo è una sentenza della Cassazione che sicuramente farà molto discutere e che otterrà le critiche e il dissenso da parte di molti genitori. Essa ha stabilito che un genitore che assilla i figli può essere denunciato per stalking.
I giudici hanno condannato l’atteggiamento “eccessivamente assillante” di un padre obbligandolo a un risarcimento morale di ben 20 mila euro.
L’uomo, separato dalla madre della ragazzina per anni ha assillato la figlia, presentandosi da lei senza preavviso e seguendola in modo ossessivo durante la partecipazione ad eventi sportivi e gite scolastiche, procurandole imbarazzo di fronte ad amici e compagni di classe.
Secondo gli esperti di Legge, l’uomo ha procurato alla ragazza uno stato di angoscia assimilabile alla sensazione di disagio causata dallo stalking. Le intenzioni del padre erano altre: non voleva infastidire la giovane ma semplicemente offrire protezione, come quella di qualsiasi padre, non avendo più il controllo su di lei dopo la separazione.
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 2512/2021 (sotto allegata) respinge il ricorso di un padre contro la sentenza che lo ha condannato per stalking ai danni della figlia in quanto lo stesso, con condotte assillanti, non ha rispettato la vita della figlia, presentandosi senza invito e avviso agli suoi eventi sportivi e di divertimento, dimostrandosi refrattario ai consigli dei consulenti, ritenendo che in una situazione conflittuale, era l’unico modo per vedere la figlia e tentare di cucire un rapporto con lei. Condotte per le quali, in primo e secondo grado è stato condannato alla pena di giustizia e al risarcimento dei danni per un importo di 20.000 euro in favore della figlia, vittima dei suoi atti persecutori.
In sede di appello è emerso infatti che la ragazza era solo infastidita dalle visite del padre, dettate dall’esigenza di vederla, a causa del rapporto conflittuale con la ex compagna.
L’uomo ha ribadito, tramite i suoi avvocati, che non era sua intenzione infastidire sua figlia ed è convinto di non aver commesso un reato, ma di essersi comportato in quel modo per poter svolgere il suo ruolo di padre.
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