La campagna di vaccinazione prosegue anche tra i giovani, anche se i dubbi degli italiani, riguardo all’efficacia e alla sicurezza del siero, hanno rallentato il ritmo.
La decisione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) di consigliare il vaccino AstraZeneca ad una popolazione over 60 ha creato confusione tra la cittadinanza. Per questo la professoressa Flora Peyvandi, primario dell’Unità Operativa Complessa di Medicina Generale – Emostasi e Trombosi presso la Fondazione Cà Granda dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e membro del comitato scientifico di EMA, invita alla cautela.
Professoressa, AstraZeneca è associabile alla trombosi cerebrale come sembrerebbe dire anche EMA?
«La trombosi venosa o arteriosa è un evento comune che succede ogni 5mila persone. Nell’ultimo anno, con l’arrivo della pandemia, abbiamo visto più eventi trombotici soprattutto quando non si utilizzavano gli anticoagulanti e questo ha avuto un ruolo significativo nella mortalità, tanto è vero che nella prima ondata nei reparti Covid avevamo numeri di decessi importanti. Una volta che abbiamo cambiato la terapia, con l’utilizzo dei farmaci antinfiammatori e anticoagulanti la situazione è migliorata, ma i rischi potevano aumentare comunque del 20 o del 30% nei reparti di rianimazione. Recentemente abbiamo avuto segnalazioni di trombosi venose cerebrali in soggetti che avevano ricevuto il vaccino di AstraZeneca nei paesi nordici, Danimarca, Inghilterra e poi ancora Spagna e Italia a distanza di 4 o 5 giorni fino a due settimane dalla somministrazione. Ci sono stati diversi sintomi e quadri evidenziati. Alcuni giorni fa EMA ha raccolto i dati inglesi ed europei ed ha visto che su 34 milioni di persone vaccinate si sono verificati 179 casi di trombosi venosa cerebrale e 53 casi di trombosi arteriosa».
Dai vostri studi avete capito cosa determina in alcuni soggetti l’insorgenza della trombosi?
«Non sappiamo quali siano i fattori di rischio ed è molto difficile, pertanto, dare delle raccomandazioni precise. Molti paesi hanno deciso, in seguito alle disposizioni date da EMA, di somministrare AstraZeneca agli over 60 e quindi di diversificare la somministrazione a seconda dell’età dei riceventi. Anche lì però non ci sono dati precisi su quale categoria di pazienti potrebbe essere più a rischio. Non avendo questo dato, ogni cosa che viene detta è scientificamente sbagliata e quindi il messaggio che voglio trasmettere è che è necessario vaccinare tutti, il più velocemente possibile, per arrivare ad una immunità tale da poter ridurre la mortalità».
Questo fenomeno è stato riscontrato in maniera prevalente o esclusiva con AstraZeneca o anche negli altri vaccini c’è stata una correlazione o un aumento degli effetti trombotici?
«In realtà non abbiamo ancora un dato di confronto tra gli effetti collaterali dei vaccini. Da quello che posso riportare io, l’effetto collaterale di piastrinopenia (si intende una quantità di piastrine circolanti inferiore a 150.000/mm³) è stato riscontrato anche con alcuni pazienti che hanno fatto Pfizer, mentre il quadro della trombosi venosa cerebrale insieme a piastrinopatia grave o con evento emorragico è stato visto con AstraZeneca, ma per quanto visto da Pfizer ci sono stati casi di piastrinopenia in Inghilterra e in altri paesi europei. L’AIFA, in questo momento, sta lavorando per avere un quadro più preciso».
Alla luce di queste considerazioni, è consigliabile per alcune categorie che possono avere malattie autoimmuni o che fragilità capillare o venosa fare degli esami prima del vaccino?
«Assolutamente no, è molto difficile dare indicazioni in tal senso, se non si conoscono ancora i fattori di rischio. Se si guardano bene i dati riportati in tutto il mondo c’è una eterogeneità enorme. Molte persone che hanno avuto effetti collaterali erano giovani e non soffrivano di alcuna patologia, quindi non possiamo dire quali categorie di persone devono evitare questo vaccino».
A chi ha meno di 55 anni ed ha fatto la prima dose di AstraZeneca cosa succederà ora?
«Chi ha fatto AstraZeneca deve fare la seconda dose con lo stesso vaccino».
In base alle nuove direttive si sente di fare qualche raccomandazione agli italiani che devono vaccinarsi?
«Molte persone sono spaventate e in questi giorni ci chiamano per sapere se devono utilizzare eparina o aspirina prima di fare il vaccino. La risposta è no, perché questo potrebbe portare a problemi emorragici. Le persone che prendono la pillola anticoncezionale chiedono se devono interromperla, o fare un altro vaccino. Anche in questo caso dico che non è necessario fare alcuna azione, perché nessun fattore di rischio è tale da richiederlo. Pertanto, la popolazione deve continuare a fare la vaccinazione secondo le regole e le raccomandazioni nazionali».