Arriva una proposta molto azzardata da parte di scienziati di tutto il mondo: quella di infettare pazienti giovani e volontari per testare il vaccino contro il Covid-19. L’obiettivo è quello di velocizzare il processo di produzione e verificare, in breve tempo, gli eventuali effetti collaterali e l’efficacia.
Ad essere accomunati dallo stesso parere sono 125 scienziati di tutto il mondo. Inutile dire che tale proposta ha scioccato tutti: sarebbe rischioso e ingiusto.
È questa la proposta avanzata da 125 scienziati, tra cui anche 15 premi nobel che hanno lanciato questo appello, facendo discutere non poco la comunità scientifica. Un’ipotesi simile era già stata avanzata anche da Burioni, che aveva proposto di infettare dei pazienti sani a basso rischio per validare la sperimentazione sui vaccini riducendo i tempi della ricerca a pochi mesi.
In sostanza gli scienziati avrebbero pensato di esporre al virus un gruppo di volontari a cui è stato somministrato il vaccino sperimentale in precedenza per validare una possibile efficacia contro l’infezione. La proposta è decisamente audace, ed esce dai normali schemi di ricerca soprattutto da un punto di vista etico, tuttavia, come riferisce la BBC, il direttore del programma vaccinale COVID-19 dell’Università di Oxford, lo avrebbe definito “fattibile”.
Secondo il gruppo di scienziati, giovani volontari dovranno accettare di ricevere il vaccino e successivamente saranno infettati dal virus del Covid-19.
Il team ha riferito che questo sarebbe il miglior modo per salvare il mondo dal Coronavirus; i giovani infatti, non corrono alcun rischio di ammalarsi gravemente qualora il vaccino non dovesse essere efficace. In una lettera aperta al capo dei National Institutes of Health degli Stati Uniti gli scienziati scrivono che:
“Se i challenge trial possono accelerare in modo sicuro ed efficace il processo di sviluppo del vaccino allora c’è un formidabile elemento a favore del loro uso, che richiederebbe una giustificazione etica molto convincente da superare”.
Attualmente sono sotto esame 23 vaccini diversi che dovrebbero essere idonei a fermare la pandemia mondiale. L’unico modo per sapere se effettivamente funzionano è quello di sperimentarli sull’uomo, ma questo potrebbe richiedere delle tempistiche molto lunghe soprattutto perché in molti Paesi in cui sono stati avviati gli studi si sta assistendo a un calo delle nuove infezioni.
La lettera aperta ha creato non poco scalpore, soprattutto perché tra i firmatari ci sono dei nomi illustri tra cui Mario Capecchi, il Nobel del Department of Human Genetics, University of Utah School of Medicine, Carol Greider della Johns Hopkins University School of Medicine e Lou Ignarro, emerito dell’Ucla School of Medicine, ma anche da Adrian Hill, direttore del Jenner Institute dell’Università di Oxford, che sta sviluppando uno dei vaccini più quotati in collaborazione con l’Italia.